martedì 28 settembre 2010

Trio Lescano? No, monnezza: Le ragazze dello swing

Sarò breve. Brevissima. Non ho voglia di dedicare manco un'ombra del mio scarso tempo libero a ciò che ieri sera ha bruciato le mie pupille. Ma due paroline, perbacco, mi voglio togliere la soddisfazione di dirle.

Strombazzato e preceduto da notevole attesa (così si sostiene), iersera ha debuttato sul canale più conservativo di Mammatrona Rai la nuova fiction Le ragazze dello swing. Che, per chi non lo sapesse, è dedicato al trio vocale più celebre di quel periodo in cui si marciava per non marcire.

La cosa più gentile che si può dire quale giudizio della prima puntata, e quella che verrà certamente non promette meglio, è che nemmeno un impiegato al catasto che si fosse beccato un colpo di maglio in mezzo alla fronte se ne sarebbe potuto uscire con un risultato così osceno. E non uso questo termine perché la prima scena si svolge in un bordello d'epoca, con gran dispendio di veli, tette e posteriori al vento a imitare il peggiore Tinto Brass: a confronto con quel che segue, l'inizio è un bijou.

Quel che segue è infatti un cast accozzato alla benemeglio, le tre protagoniste che somigliano alle Lescano come io potrei somigliare a una monaca cinese (o come l'ex divetta softcore Sylvia Kristel potrebbe somigliare alla mamma delle suddette: e infatti, quello è il suo ruolo), una colonna sonora doviziosamente ripulita e ricantata - dalle Blue Dolls, brave per carità, ma l'articolo originale è cosa ben diversa - che puzza di plastica a ogni nota, costumi e veicoli che sembrano usciti dal magazzino di un antiquario furbastro che spaccia ai gonzi arte povera made in China per autentico Settecento francese. E la lista potrebbe continuare all'infinito. Perché le scenografie sembrano uscite dal più scalcinato teatrino parrocchiale? Perché tutti i personaggi sono afflitti da accenti da burletta? E a proposito di accenti, e qui lo so che sto eccedendo ma a me che conosco la lingua dà il prurito alle mani, perché mai un'olandese dovrebbe parlare in italiano con cadenza svedese tutta toni in stile Ingrid del commissario Montalbano?

Sulla trama non mi esprimo. Basti sapere che chi ha fornito la base per il tutto è uno che, a detta degli appassionati, ha preso a man bassa materiali dal miglior sito Internet dedicato alle sorelline batave senza citare la fonte. Quel che non ha preso, evidentemente o lo ha inventato, oppure lo ha malamente scopiazzato da fonti inverosimili.
Il risultato è credibile quanto un mix fra, non so, un film dei fratelli Marx e uno qualsiasi dei polpettoni con Allan Quatermass come protagonista. Solo che ad avventura siamo scarsi perché il ritmo è sonnolento come quello di qualunque fiction targata Rai, e a umorismo peggio ancora perché è evidente che gli autori si prendono molto, molto sul serio.

Nel 2010 ricorre il centenario della nascita di Alexandra Leschan, una delle componenti del Trio Lescano. La fiction è un omaggio dichiarato per onorare la data. L'impressione che se ne ricava è però che si sia sfruttata la data per fare pubblicità a un prodotto penoso, che ha irritato profondamente chi con le mitiche sorelle è cresciuto, e che non ha incuriosito chi non le conosce per questioni di età.

Detto prodotto penoso, oltre a essere un insulto all'intelligenza di qualunque spettatore che non sia un ovino sotto roipnol, è stato pagato ça va sans dire con i soldi del nostro canone.

Rispolvero quel poco che ricordo della lingua parlata dalle Lescano per lanciare un messaggio ai responsabili.

Sodemieter op. E tornatevene alle vostre commesse, ai prof, agli sbirri maritati, agli ospedalieri che fanno ciuciù in corsia. Quella è roba per voi, non il gruppo che ha fatto ballare una generazione di italiani, e non solo.

Ho bisogno di disintossicarmi. Pertanto, ascolterò ciò che vado a proporvi a seguire. Che è certamente modo migliore di una orrida fiction per ricordare il Trio Lescano, e per farlo conoscere a chi non ne ha mai sentito parlare, o che pensa che il repertorio delle sorelline si limiti a Tulitulipan.
Buon ascolto.

mercoledì 22 settembre 2010

Torta rustica ripiena

Ragazzi, per dirla in breve mi vergogno come una ladruncola testé beccata con le manuzze nella scatola dei biscotti.
Non posto da un secolo, cosa che mi ha fatto arrivare sulla nuca una bella pioggia di rimproveri assortiti da per ogni dove, e come se non basta ho fatto grezze a profusione (vedasi ad esempio qui e qui) grazie all'abitudine di controllare l'arrivo di commenti una volta ogni morte di papa.
Insomma, ho fatto l'en plein.
Va detto che è un periodo un bel po' complicato. Per molti versi anche un po' triste. Ma non mi pare il caso di tediarvi con faccende personali. Questo è un blog di cucina, occasionalmente di altro, ma non è opportuno farlo diventare la sagra degli "Oh, me sciagurata".
Come dice il mio amato bene, potrebbe sempre essere peggio.

Pertanto mi ritaglio qualche minuto e posto la ricetta della pizza rustica ripiena (che è la parente povera della vera pizza rustica, cavallo di battaglia delle mie zie: ma quella vai a sapere quando avrò modo di farla, visto che ci vuole la pasta sfoglia fatta a mano), che è cosa che i miei amici apprezzano assai. La apprezza molto anche l'amato bene. Peccato che adesso non possa mangiarla: ha di nuovo la pressione parecchio alta, ed è sotto cura. Ma io la ricetta la posto ugualmente per buon augurio, con la speranza che presto possa gustarsela di nuovo. Un po' di ottimismo non guasta mai.

Ingredienti:
- per la pasta
un paio d'etti di farina
tre cucchiai rasi di olio
un pizzico di sale
altrettanto di bicarbonato
una punta di cucchiaio di curcuma, che darà alla pasta un bel colore dorato
acqua quanto basta

- per il ripieno
broccoletti o spinaci già puliti, almeno tre etti
un etto e mezzo di formaggio grattugiato del tipo atto a fondere
un cucchiaio di parmigiano
un uovo
un etto circa di tacchino arrosto (ma va bene ugualmente il prosciutto cotto o la mortadella)

Preparazione:
con farina, olio, acqua, curcuma e quant'altro impastate velocemente una bella palla di pasta liscia ed elastica, quindi mettetela a riposare un po' in luogo fresco, ad esempio lo scomparto meno freddo del frigo.

Lessate quindi i broccoletti o spinaci che siano con pochissima acqua, in modo che si cuociano nel vapore; se gradite, aggiungete all'acqua uno spicchietto d'aglio che contribuirà ad aromatizzare la verdura. Quindi scolateli, strizzateli bene (badando ovviamente a non ridurli in poltiglia) e quando si sono intiepiditi conditeli con l'uovo che avrete preventivamente ben sbattuto con il cucchiaio di parmigiano.

Fatto ciò, acchiappate il fedele mattarello, prendete la palla di pasta, dividetela più o meno a metà, e stendete la parte che vedrete un po' più grande su un bel foglio di carta da forno, il che vi darà modo di sistemare poi la sfoglia direttamente nella teglia. La pasta va stesa dello spessore di circa un millimetro, e deve avere dimensioni adatte a sbordare per benino dalla teglia prescelta.

La teglia prescelta, per inciso, se è antiaderente è meglio, ma se non lo è abbiate fiducia che la carta da forno faccia il suo mestiere: calate carta e sfoglia al suo interno sistemandola con le mani in modo che non restino vuoti sul fondo, quindi versateci dentro la verdura condita e per gradire cospargetela con metà del formaggio grattugiato. Et voilà.
Messo il primo strato, si fa il carico da undici con il secondo: giù il salume, e giù pure tutto il resto del cacio. E al diavolo il conteggio delle calorie, che diamine.
Acchiappate quindi la rimanente pasta, stendete pure lei e coprite il ripieno badando a saldare la sfoglia inferiore e quella superiore lungo i bordi della teglia. Poi, giacché siete persone raffinate e sapete bene che in cucina l'occhio vuole la sua parte, rifilate la pasta in eccesso con l'apposita rotellina. E per finire bucherellate la superficie con i rebbi della forchetta, umettatela con un pochino d'olio che spargerete con la punta delle dita, e infilate la teglia nel forno già caldo a 200°.
Per la cottura sarà necessaria almeno mezz'ora. Abbiate cura di dare ogni tanto una controllatina. E quando arriva il momento in cui la superficie si presenta bella dorata e in tutta casa si è sparso un profumo tale da suscitare belluini appetiti, spegnete il forno, cacciate fuori la teglia e portatela in tavola così come è. Vi assicuro che darà grande soddisfazione a voi e ai vostri commensali a fronte di fatica davvero minima, e sarà eccellente piatto unico.
Con la pasta che certamente vi sarà avanzata, per inciso, si possono fare eccellenti panzerotti. Ma di questi parlerò un'altra volta: è maledettamente tardi, mannaggia, e io ho un amato e una micia da nutrire. A bientot :)
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