Oggi è uno di quei momenti in cui mi ruga di abitare nella Grande Città. Mi ruga perché a pochi chilometri dal mio paese è festa grande, e durerà per tre giorni, come succede da secoli. La festa in questione è quella con cui Larino celebra il suo patrono San Pardo, e lo fa in grande stile: una processione di centoquaranta carri trainati da buoi e coperti di fiori di carta fatti a mano. Lo spettacolo è incredibile: dalle foto che posto potete averne solo un'idea.
Larino è un paesone a tradizione agricola, e da sempre è in accesa rivalità con il mio: da me i rinìsh sono considerati dei rozzoni, tirchi come Scrooge per soprammercato (tale opinione è ben espressa da questo scambio fittizio in cui uno domanda a un larinese "Fratè, qual è a casa tìa?", e riceve come risposta "Quella addò esce 'u fum' 'a matìna": della serie, ospitalità questa sconosciuta). I rinìsh non hanno di noi miglior considerazione, e qui gli aneddoti e gli sfottò si sprecano, ma non li cito per campanilismo. Nella rivalità vengono ovviamente coinvolti anche i rispettivi patroni: se un larinese dovrà tirar moccoli citerà il nostro Sant'Onofrio, se lo fa un compaesano sarà vittima San Pardo.
Campanilismo a parte, Pardo è un gran santo, e i suoi protetti ci tengono. Ci tengono da sempre, e così tanto che, dice la leggenda, le sue spoglie furono oggetto di quella che con un bell'eufemismo viene definita "sacra rapina". In sintesi: senza patrono, si sa, non si può stare; ogni luogo ha bisogno di un protettore munito di aureola. Pertanto si adocchia un santo che può fare al caso proprio, e se ne rubano le reliquie alla comunità di appartenenza con un'azione stile commando. E' quello che accadde nel X secolo con San Pardo, le cui venerate ossa vennero portate a Larino su un carro trainato da buoi (e le povere bestie, ci si può giurare, vennero fatte correre all'impazzata): proprio da questo pare derivi la modalità dei festeggiamenti, che è quella della carrese e, in forme diverse, è diffusa più o meno in tutta la mia regione.
Come detto, lo spettacolo è grandioso. Immaginatevi centinaia di carri, tutti uguali - la forma è quella degli antichi carri coperti romani, che ricordano molto anche quelli dei pioneri; alcuni, più moderni e in numero ristretto, hanno la forma a baldacchino - e però tutti diversi: ciascuno è infatti decorato a seconda del gusto e della perizia della famiglia proprietaria. E la perizia è tanta: su uno si vedrà un'esplosione di margherite gialle e rosse, un altro sarà coperto di sterlizie arancioni, altri ancora di convolvoli blu, di calle bianche, di rose di ogni sfumatura, ciascun fiore approntato con mesi di paziente lavoro dalle donne del paese (e non crediate che, per risparmiare tempo, le sfiori il pensiero di contentarsi di fiori già pronti e disponibili in commercio: se vi fate un giro per il paese nelle settimane precedenti la festa, troverete sulla vetrina di ogni cartoleria la scritta "si vende carta per i fiori di San Pardo").
Non ci sono solo i fiori: la fantasia femminile si esprime anche in altri elementi decorativi, pure questi sempre uguali e sempre diversi. Le tendine che chiudono i carri sono di volta in volta fatte di lino, di tulle, di pizzo realizzato a mano, mentre le bandierine ai lati della cassetta recano la scritta "Viva S. Pardo" a stampa, in ricamo, dipinta oppure all'uncinetto. E sempre fatte a mano sono le fasce candide che adornano le corna dei buoi, su cui viene appuntato un fiore dello stesso colore di quelli che adornano il carro.
Le fasce dei buoi sono uno degli elementi che denotano l'antichissima origine propiziatoria della festa (ricordate le strisce di stoffa bianca con cui i greci andavano a invocare clemenza dal dio di turno?). Un altro è il considdetto "albero del maggio", che viene innalzato sul timone del carro la mattina del 26, il giorno in cui ricade la ricorrenza: un ramo di ulivo che viene decorato con fiori di carta e scamorzine, per augurare l'abbondanza dei raccolti.
La festa segue da sempre lo stesso rituale. La sera del 25 maggio, all'imbrunire i carri partono in fila dalla cattedrale romanica per recarsi al cimitero dove, in una piccola cappella, si trova la statua del copatrono San Primiano: al calar del buio i carri vengono illuminati, e sul percorso si snoda lentissimo un fiume di luce, lungo centinaia di metri, che accompagna San Primiano fino in cattedrale.
Il giorno dopo i carri si assiepano davanti alla chiesa, e attendono che esca il busto d'argento di San Pardo: quando la statua viene portata sul sagrato per iniziare la processione, i campanacci di tutti i buoi vengono fatti squillare simultaneamente. Al passaggio del santo, i buoi vengono fatti inginocchiare. Lentamente, quindi, ciascun carro segue i portatori di San Pardo in fila, dal primo all'ultimo: i grandi carri a botte infiorati, quelli a baldacchino, i minicarri condotti da ragazzi e trainati da pecorelle, e quelli minuscoli portati a mano dai bambini o muniti di piccoli buoi di legno a rotelle.
La festa continua fino a sera con i modi che contraddistinguono le feste di paese: gente in strada, chiacchiere, luci, fuochi d'artificio, bancarelle, e nell'aria aroma di noccioline, zucchero filato e salsicce, cui si unisce quello più insolito dei tercine, involtini fatti con carne e spezie avvolti in budella di agnello.
Il 27 maggio arriva il momento di riportare San Primiano nella sua cappellina: questa volta lo accompagna San Pardo, seguito da tutti i carri grandi e piccoli. Il rito conclusivo è il rientro di San Pardo in cattedrale: e dai carri, assiepati davanti al sagrato, si leva l'ultimo scampanio che saluta il patrono e segna la fine della festa.
Di tutto questo io quest'anno non vedrò un bel niente.
Beh, l'ho già visto due volte, che è più di quanto possa dire molta gente. Mia zia Maria ha partecipato alla festa per la prima volta a ottant'anni nonostante abiti da sempre a dodici chilometri da Larino, e se non l'avessi trascinata manco saprebbe com'è fatta. Per cui fa lo stesso.
Come no.
Vado a farmi un caffè, tanto più nervosa di così non credo di diventarci.
Viva San Pardo.
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Complimento x le dettagliate osservazioni, nemmeno un larinese sarebbe in grado di descrivere tutto ciò in poke righe!
RispondiEliminaMi fà piacere che la nostra festa patronale porti entusiasmo anke nei paesi limitrofi e ke l'apprezziate!
Hai ragione ad affermare ke noi larinesi nn conosciamo l'ospitalità, ma le porte di casa nostra si spalancano a tutti in quei gg...questo devi riconoscerlo.
Una larinese carrista.
Ossignore che vergogna... Mi sono accorta del commento solo adesso. Manco il tempo di controllare la posta come dio comanda. Cara larinese carrista, ti chiedo perdono. E ti ringrazio per le parole di apprezzamento: le quali sono ricambiate con calore, perché è grazie a te e a tutti i carristi che la festa di San Pardo è quella meraviglia che è. Il pezzullino che ho malamente scritto e quel par di foto che ho postato non restituiscono manco in minima parte l'emozione che trasmette, e che non vedo l'ora di provare di nuovo...
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