mercoledì 20 maggio 2009

Linzertorte con le fragole

Con questa torta ho avuto un successo clamoroso qualche giorno fa: a parte il piacere di vederla spazzolata alla velocità del suono, i giudizi sono stati tanti e lusinghieri, dal "raffinatissima!" del babbo allo "spaziale!!!" di un collega buongustaio. Questi complimenti non vanno a me, bensì a una di quelle cuoche d'eccezione che, per fortuna delle apprendiste dei fornelli come me, condividono su Internet la loro sapienza e passione per la cucina: nello specifico, una signora emiliana che tiene il Cucinario di nonna Ivana, un vero e proprio equivalente digitale del Talismano della Felicità.
In diverse occasioni ho attinto dal blog di nonna Ivana materiale gastronomico con cui ho fatto la gioia del fidanzato e degli amici (c'è veramente di tutto, dai tradizionali passatelli alle più diverse varianti dello gnocco, dalla zucca impiegata in infinite declinazioni alle sperimentazioni con il daikon, dai pani semplici o aromatizzati a ricette della tradizione ebraica come il leggendario pasticcio ferrarese): la Linzertorte, profumata delizia austriaca a base di nocciole, cacao e marmellata, è solo uno di questi casi.
Chi volesse cimentarsi nella preparazione può trovare tutti i dettagli qui, con dovizia di particolari e ampio corredo di fotografie. Io segnalo la mia piccola variante, la quale per inciso è dovuta al fatto che, da cuoca pasticciona quale sono, non avevo controllato la mia dispensa e pertanto non avevo notato che non si sarebbe trovato un vasetto di marmellata manco mandando in esplorazione un gruppo di speleologi. Me ne sono ovviamente accorta (legge di Murphy!) solo dopo che avevo preparato la pasta e l'avevo diligentemente stesa nella teglia.
Dopo un primo momento di panico, ho riflettuto che forse, essendo la marmellata fatta di frutta e zucchero, si potevano impiegare questi due ingredienti per la farcitura. Per mia fortuna c'erano nel frigo due vaschette di fragole da mezzo chilo ciascuna, acquistate per fare la solita macedonia: ne ho presa una e ho tagliuzzato i frutti in pezzi il più possibile piccoli.
Ho preso una fetta biscottata e l'ho sbriciolata sulla pasta già stesa nella tortiera (un trucco che mi ha insegnato la zia Lella e che serve ad assorbire l'umidità in eccesso della frutta); ho quindi versato sulla pasta le fragole in pezzi, cosparso le stesse con tre cucchiai di zucchero e messo la teglia nel forno invocando santa Rita, patrona delle cause impossibili.
La torta è venuta perfetta, e il merito (giacché ho ragione di dubitare che i santi si disturbino per i pasticci delle cuoche impedite) è certamente della bontà della ricetta, che riesce anche se eseguita alla malepeggio da un'autentica "zappatrice con il mestolo" come la sottoscritta. Visto il successo che ho immeritatamente mietuto, vedrò di rifarla quanto prima: ma la prossima volta, avrò cura di ricontrollare prima il contenuto della dispensa.
(Il mio compagno di casa e di vita mi ha severamente rampognato per essermi autodefinita "zappatrice con il mestolo" e asserisce che io cucino benissimo. Se questo non è amore, non so cos'altro sia.)

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