La crema pasticcera è una delle ricette che nell'armamentario di una cuoca, anche di quart'ordine, proprio non possono mancare. Per me, è indissolubilmente legata alla zia Lella.
La zia Lella ha ottantatre anni da poco compiuti e nonostante l'età e acciacchi vari è, come si dice al paese mio, "tòshte come na préte": fa la spesa da sola, lava e stira montagne di camicie (perché si sa, "la lavanderia non le fa bene") e, ça va sans dire, è tuttora perfettamente in grado di allestire un pranzo di sedici portate.
Non si è mai sposata malgrado avesse ecatombi di corteggiatori, nonostante ciò si è trovata ad accudire, come spesso succede, pargoli di tutte le età, dai fratelli ai nipoti. E visto che occuparsi di creature, far la spesa e stirar camicie impiega parecchio tempo, la sua cucina tende naturalmente a ottenere il massimo del risultato con il minimo sforzo: le sue ricette sono di esecuzione semplice e veloce, e quella della crema pasticcera non fa eccezione. Ne troverete sicuramente mille altre che suggeriscono l'impiego di fecola anziché farina, di un terzo di albume ogni tuorlo per garantire una maggior tenuta, di zucchero di canna anziché del volgare semolato, di rossi d'uovo alla temperatura di 7 gradi centigradi pena il fallimento e l'esilio da tutte le scuole di cucina del regno. Ma per me, la sua è la migliore.
Ingredienti:
un rosso d'uovo
un cucchiaio raso di farina
un cucchiaio di zucchero
un bicchiere di latte intero
un pezzo di buccia di limone (solo la parte gialla)
Preparazione:
in una pentola di media grandezza battete il rosso d'uovo con lo zucchero fin quando non diventa spumoso e aggiungete quindi la farina continuando a battere (i puristi suggeriscono la frusta a mano, la zia impiega il frullino elettrico e ne benedice l'inventore, essendo della generazione che si è fatta venire il gomito del tennista a furia di montare albumi impiegando la forchetta). Versate pian piano il latte mescolando in continuazione fin quando il composto di uovo, zucchero e farina non si è completamente sciolto e aggiungete la buccia di limone.
Mettete la pentola sul fuoco (che va rigorosamente tenuto basso) e mescolate con un cucchiaio di legno in senso circolare, sempre lo stesso, per evitare che la crema impazzisca: i patiti della tecnologia votano per il frullino elettrico anche in questa fase, io in questo caso mi attengo alla old school perché non voglio trovarmi una pioggia di schizzi sulle mattonelle della cucina e 'ngopp' 'u z'nàle (sul grembiule, per chi non è nato nel Sannio).
Non appena la crema accenna a bollire e inizia ad addensarsi ("vela il cucchiaio", dicono le cuoche comme il faut), va tolta dal fuoco. Aggiungete un pezzo di burro - non è necessario, ma la zia lo usa perché la crema assume un aspetto liscio e setoso, e anche l'occhio vuole la sua parte -, mescolate energicamente un paio di volte per farlo fondere a dovere e lasciate riposare, godendovi nell'attesa il piacere sublime di leccare la cucchiarella.
Una volta raffreddata, la crema è pronta per l'impiego: come dessert, è ottima servita in coppette con una spruzzata di cannella o un'amarena sotto spirito, oppure per accompagnare biscottini o il panettone di chiare d'uovo (altro cavallo di battaglia della zia, che merita un post a parte); se serve per farcire una torta, basta una dose doppia di ingredienti per un dolce di media grandezza.
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