Questo è un piatto tipico del paese del mio amato bene, il quale piatto ha numerosi vantaggi: è semplicissimo e veloce da fare, riesce sempre ed è buono anche freddo (particolari che contano non poco quando entrambe le metà della coppia tornano tardi, e l'altra metà della coppia fa di media almeno due ore di straordinario al giorno - non pagate, ça va sans dire).
In sostanza è un gigantesco fiore di zucca fritto, ma senza la pesantezza della frittura. Va pertanto benissimo anche per il pasto serale, e vi eviterà di avere un partner che durante la notte balla nel letto la rumba delle noccioline causa digestione laboriosa come il calcolo di un'equazione differenziale.
Ingredienti (per 2 persone):
una ventina di fiori di zucca (o una trentina di fiori di zucchina romanesca)
due etti di fiordilatte (non mozzarella: sono due cose diverse)
un cucchiaio d'olio
un pugno di farina
due acciughette sotto sale (per chi gradisce: io non gradisco)
Preparazione:
prendete una padella antiaderente di circa 20 centimetri di diametro, versateci il cucchiaio d'olio e spargetelo per benino sul fondo roteando la padella stessa. Lavate bene i fiori di zucca e togliete il picciolo e il pistillo; man mano che lo fate, rotolate i fiori umidi in una manciata di farina - che avrete messo in un piatto vicino all'acquaio per fare le cose in tutta comodità - e metteteli quindi nella padella in quantità sufficiente a coprirne bene il fondo senza lasciare buchi, e avendo cura di lasciarne da parte altrettanti che vi serviranno a completare l'opera.
Fatto lo strato di fiori prendete il fiordilatte, tagliatelo "in feteline, a boconi quadri o sicut te piace" (chi riconosce questa citazione senza guardare su google vincerà un dolce a sua scelta) e mettetelo sui fiori, avendo cura di lasciare circa un dito tutt'intorno.
Si mette quindi a chiudere un altro strato di fiori di zucca infarinati, avendo cura anche in questo caso di non lasciare buchi (se ce n'è qualcuno, per inciso, niente di grave, almeno per quanto riguarda lo strato superiore: semmai al momento di voltare la frittata scapperà un po' di ripieno, ma senza il rischio che si attacchi al fondo della padella visto che la cottura è già avanzata).
Si pone quindi la padella sul fuoco tenendo la fiamma ben vivace e mettendo sul tegame (eventuali lettori livornesi sono pregati di non sghignazzare, grazie) un bel coperchio di vetro che avrà il compito di distribuire il calore, cuocendo almeno parzialmente anche lo strato non a contatto diretto con il fornello.
Quando sentite sfrigolare il formaggio saggiate delicatamente con il cucchiaio di legno il fondo della frittata per vedere se si è compattato formando una crosticina bruno-dorata: se è così, è arrivato il momento di rigirare la frittata, al volo se siete bravi, aiutandovi con un piatto o con il coperchio se, come la sottoscritta, non siete bravi.
Fate cuocere per un paio di minuti scarsi finché anche l'altro lato non ha formato la crosticina, quindi spegnete il gas, prendete un piatto piano, fate scivolare con destrezza la vostra frittata sullo stesso e portate in tavola. Oppure non portate in tavola e attendete con pazienza il ritorno del vostro amato commensale: tanto, come già detto, è buona pure fredda.
Moltiplicando adeguatamente le dosi potrete servire senza fatica anche a una nutrita tavolata di ospiti un degno antipasto o secondo piatto, che si rivela ottimo soprattutto se accompagnato da una bella insalata mista (scatenatevi pure con canasta, rucola, cetrioli, finocchi, germogli d'aglio, pomodori e quant'altro: più è ricca, meglio farà apprezzare la frittata). Io ovviamente mi ero dimenticata di acquistare l'insalata, pertanto ho ammannito la pietanza al mio amato bene come da foto, circondata da carciofini ripassati in padella, melanzane stufate, funghi trifolati e due pomodorini di collina: si è fatta apprezzare comunque, al punto tale che la fettina promessa al mio collega Giuseppe è stata sacrificata all'appetito. Ma adesso che Giuseppe ha la ricetta potrà certamente provvedere da sé.
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