giovedì 6 agosto 2009

Cappellucci del cardinale

Gentili lettori, oggi sono nera.
Ma veramente nera.
La mia mamma, dopo un anno intero in cui ha lavorato peggio di un ciuco, si era finalmente presa un po' di vacanza.
Arriva al mare.
E dopo due ore, si rompe un polso.
Il che riprova, come dice Freak Antoni, che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo.
La mamma ha pertanto mollato i progetti marini e se ne è tornata al paesello. Dovrà portare il gesso per un mese.
Direi che mi è lecito alterarmi.
Anche perché, con un bel po' di chilometri pe' mmiézze, non posso fare il proverbiale tubo per aiutarla.
Confido nell'affetto delle mie vecchine, del mio babbo, degli amici che, grazie al cielo, sono tanti.
Però sono, mi si scusi il francesismo, incazzata come un'ape.
Quindi vi propongo un dolce. Che si sa, migliora sempre l'umore. E poi è un dolce che prevede adeguata manipolazione della pasta, cosa che per me è un antistress senza pari.
Il nome gliel'ha dato il mio compagno di casa e di vita, perché sostiene che la forma ricorda alquanto quella dei copricapi cardinalizi. Quindi è ancor più adeguato alla bisogna, visto che c'è un alto prelato che, pari alla mia mamma, si è scardinato un polso in vacanza. La qual cosa, per inciso, non mi consola per niente. E comunque, ci tengo a sottolinearlo, è l'unica cosa che accomuna un pastore tedesco e una volitiva signora amante del mare, che almeno per quest'estate il mare lo vedrà solo in cartolina.
E su ciò sarebbe opportuna quell'espressione in romanaccio pretto che coinvolge persone non più in vita, ma non voglio scadere nel triviale e quindi passo alla ricetta.

Ingredienti:
cinque mele golden (o pesche, o albicocche, o prugne o altra frutta non troppo acquosa in quantità paragonabile)
450 grammi di farina
due uova
150 grammi di zucchero
160 grammi di burro
buccia grattugiata di un limone
un cucchiaio di rum da cucina
cannella in polvere

Preparazione:
con farina, uova, burro, zucchero, rum e buccia di limone fate una bella pasta morbida e compatta e mettetela a riposare in frigo per una mezz'ora.
Nel frattempo sbucciate le mele o pesche o quel che l'è (lasciate le albicocche o prugne come sono, a meno che non vogliate dilettarvi in un esercizio zen che fiaccherebbe la volontà del più tosto sensei), fatele a spicchi e ponetele in una ciotola, quindi dategli una bella spruzzata di cannella in polvere, mescolate e lasciatele lì ad aromatizzarsi per benino.
Tirate la pasta fuori dal frigo, mettetela sull'asse apposita (o arrangiatevi con il piano di lavoro della cucina mugugnando sulla iattura dell'angolo cottura e dei suoi vergognosi spazi da puffo) e stendetelo con il matterello fino allo spessore di un paio di millimetri.
Ponete quindi una fila di spicchi di frutta (o di frutti a metà se si tratta di albicocche e simili) adeguatamente distanziati, avendo cura di metterli con il lato tondeggiante rivolto all'estremità opposta sulla pasta e di lasciare un bordo di pasta sul basso che sia di altezza superiore a quella dei frutti stessi. Rivoltate quindi il succitato bordo sugli spicchi stessi, tagliate delle mezzelune che comprendano ciascuna uno spicchio e un adeguato bordino di pasta, e premete il bordino con le mani in modo da sigillare. Continuate fino ad esaurimento della frutta, e con la pasta eventualmente avanzata mettete una pallottola su ciascun cappelluccio a mo' di decorazione.
Mettete con delicatezza i cappellucci su una placca o in una teglia ben foderata di carta da forno. Fate cuocere per una ventina di minuti in forno già caldo a 200°, quindi spegnete e lasciate raffreddare.
I cappellucci sono ottimi da accompagnare a tè o caffè, o con un bel bicchiere di latte se siete nervosi come la sottoscritta.
E hanno pure il vantaggio che sono piuttosto celeri da fare.
Quindi cimentatevi pure: vi garantirete una merenda con i fiocchi.
E quando state per azzannare il primo, per cortesia mandate un in bocca al lupo alla mia mamma, e auguratele una pronta guarigione.

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