Mi sento orrendamente in colpa a proporre questa pietanza. Personalmente mangio ciccia senza problemi, purché però di bestia adulta. I cuccioli in tegame mi fanno strazio. Stan bene a zompettare per prati, non in tavola. Detto ciò, la tradizione è tradizione. Che Pasqua sarebbe senza l'agnello. Quindi eccolo qui con la sua bella coroncina di patate. La ricetta, ça va sans dire, è della tradizione familiare, e l'autrice è ancora una volta la zia Maria. La quale, visto che a Pasqua c'è fin troppo da spignattare, impiega da sempre il metodo di preparazione più semplice e veloce: vi sarà pertanto utile nel caso vogliate rispettare il classico menù della festa senza star troppo ai fornelli.
Ingredienti:
un chilo abbondante di cosciotto d'agnello, debitamente fatto a fette dal vostro macellaio di fiducia
un chilo abbondante di patate
olio d'oliva
pepe
una spruzzata di aceto
rosmarino se gradito
Preparazione:
mettete a marinare il povero agnello per un'oretta in una terrina con poco olio e la citata spruzzata di aceto e se si vuole il rosmarino, il quale rosmarino non andrà messo poi in teglia sennò dà un retrogusto amarognolo. Quando sta per scadere l'ora pelate le patate, affettatele a grossi spicchi e tenetele a portata di mano.
Acchiappate quindi una capace teglia antiaderente, metteteci un goccio d'olio (proprio un goccio, perché la ciccia è già bella grassa di suo), ponete le fette di agnello al centro, fateci la consueta coroncina di patate e condite con sale e pepe quanto basta: voilà.
Infilate la teglia in forno già caldo e lasciate cuocere per i fatti suoi una quarantina di minuti, sorvegliando di tanto in tanto e aggiungendo una spruzzatina d'acqua se necessario, in modo che agnello e patate non si secchino. Grazie alla marinatura la ciccia si manterrà morbida, mentre le patate cotte nel grasso della carne e in quel poco olio saranno soffici all'interno e ben croccanti in superficie: cosa volere di più.
Lasciate in caldo nel forno e servite come secondo, magari con un bel contorno di insalatina mista fresca.
Guardate quindi i vostri commensali che spolpano la povera creatura osservando che siete stati tanto bravi e l'avete cucinata proprio a regola d'arte.
Se riuscite a vincere il senso di colpa assaggiatene un pezzettino: constaterete che è veramente buono.
Io, dal canto mio, al mio solito mangerò solo le patate.
La zia Maria, dal canto suo, mi ha già minacciato che se pure quest'anno non assaggio l'agnello lo fa a pezzettini minuscoli e mi costringe a ingurgitarli uno per uno.
Però ho un asso nella manica: l'amato bene mi ha incaricato di portarle un uovo Majani Fiat grosso quanto un autocarro. Avrò cura di posizionarlo davanti al posto della zia in modo da ostruirle completamente la visuale, e al momento del secondo passerò di nascosto l'agnello a mammà.
Spero solo che la zia non mi sgami. Perché altrimenti per il pranzo di Pasquetta cucina me, e per quanto la cosa sarebbe magari gradita agli animalisti, personalmente avrei qualcosa da ridire.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Per le patate al forno (indipendentemente dalla pietanza con cui le si cuoce) mia nonna mi ha dato una dritta che seguo sempre: prima di infornarle bisogna farle bollire 3-4 minuti. In questo modo si riducono i tempi di cottura e l'effetto ottenuto sarà un "fuori croccante e dentro morbido" al posto di "secco fuori e crudo dentro".
RispondiEliminaLa tua nonnina è una donna saggia e c'ha ragione :) In questo caso, però, almeno a detta della zia, si può fare a meno della bollitura preventiva: la quarantina di minuti che è necessaria alla cottura della carne e il grasso che essa contiene fa infatti in modo che le patate cuociano come si confà. In caso di altri piatti con cicce meno grassocce o altri ingredienti (ad esempio, un lussuoso sformato di patate e cipolle con mollica e pomodorini), le mie zie adottano o la bollitura preventiva, oppure aggiungono acqua direttamente nella teglia, così in sostanza bolliscono in forno e uno si risparmia il lavaggio di una ulteriore pentola :D
RispondiElimina