martedì 15 dicembre 2009

Strudel di Santa Lucia

Driiiiinnnn.
"Pronto?"
"Bella, scusa se ti disturbo. Puoi scendere un attimo?"
"Zia, non mi dire che sei venuta fin qui con questo tempaccio."
"No, è che ho fatto una cosetta, se puoi venire a prenderla..."
La cosetta è una delle istituzioni gastronomiche della mia famiglia. Si è sempre fatta in occasione di Santa Lucia, onomastico di mia sorella. Per gli amici è nota come "strudel al metro", per via della quantità: in una delle ultime occasioni la zia e io ne abbiamo preparati un totale di sette metri e mezzo.
Quest'anno non avevamo molta voglia di festeggiare, e la tradizione è stata interrotta.
Ma solo per poco.
Ieri la zia ha provveduto a farlo da sé, per una volta senza il mio aiuto, per portarlo a mia sorella e a me, visto che il 13 dicembre cadeva l'onomastico anche del mio compagno.
Il tutto a ottantatre anni, e sotto la pioggia battente.
La zia Lella è tosta.
Dovrei prendere esempio.
Lo strudel è stato recapitato ben avvolto in carta da regalo. Anche l'occhio vuole la sua parte, e la forma spesse volte è contenuto quanto il contenuto stesso. Un atto di grande tenerezza, un invito a ricordare che la vita continua.
Stamattina le ho chiesto la ricetta. Nonostante l'abbia fatto con lei diverse volte, non mi ricordo mai le dosi. Non so neppure come lo strudel sia entrato a far parte del patrimonio cucinario di famiglia. Le principali indiziate sono zia Cecilia, una vivace signora tedesca che nonostante decenni di permanenza nello Stivale parlava come il sergente delle Sturmtruppen (la sua pronuncia di Borgo Pio come "Porco Pio" è una delle pietre miliari nel lessico familiare), o la raffinatissima zia Nora, ebrea polacca sposatasi con un cugino della mia nonna paterna poco prima che il pelato di Predappio avesse la geniale pensata di promulgare le leggi razziali, cosa che ebbe le sue amene conseguenze ma che non impedì alla zia Nora e al marito di condividere affettuosamente decenni di vita e di arrivare a tardissima età. Ma può ben essere che sia frutto della curiosità della zia Lella stessa, inesauribile nel cercare nuove cose in cucina e non solo. Come che sia, lo strudel è squisito.
La ricetta mi è arrivata in una busta, e la trascrivo tale e quale è stata scritta dalla zia.
"Per la pasta:
farina gr 250
1 uovo intero
2 cucchiai di latte
una noce di burro fuso
una presa di sale e una di zucchero

Lavorare la pasta a lungo e lasciarla riposare coperta con un tegame caldo.

Ripieno:
4 mele renette tagliate a fette sottili
5 cucchiai di mollica di pane imbiondita in padella con una noce di burro
50 gr di uvetta sulatina ammorbidita nella marsala
pinoli o noci tritate
100 gr di zucchero per insaporire le mele e l'uvetta
100 gr di burro
buccia grattugiata di un'arancia

Preparazione:
Tirare le sfoglie di pasta molto sottili (si può usare allo scopo la macchinetta della pasta).
Mettere sul tagliere tre strisce di pasta per il lungo l'una accanto all'altra e unirle fra loro passandoci su il matterello.
Mescolare gli ingredienti del ripieno, versarli sulla pasta e arrotolare la sfoglia con attenzione, in modo che non si fori nel processo. Su ogni giro spargere un cucchiaio di zucchero e un po' di burro fuso. Chiudere bene le estremità in modo che il ripieno non esca.
Sistemare sulla teglia un foglio di carta da forno e con delicatezza poggiarvi il rotolo, che deve essere schiacchiato (tipo soppressata).
Spennellare la superficie con burro fuso (un cucchiaino) e un po' di zucchero dopo averla bucherellata con i rebbi di una forchetta.
Cuocere in forno caldo per circa 20-25 minuti.
Quando si è raffreddato, tagliare le estremità con un coltello ben affilato in modo che sui lati si veda il ripieno.
Spolverare con lo zucchero vanigliato."

Il pacchettino della zia ha profumato la casa, e l'odore è rimasto ad aleggiare anche dopo che lo strudel era finito.
Mi ha lasciato una sensazione indefinibile di dolcezza e di nostalgia.
Ma anche voglia di pensare al futuro, con determinazione.
Quella di fare l'anno prossimo lo strudel di Santa Lucia insieme a lei, di nuovo assieme nella sua cucina.

6 commenti:

  1. .....a volte un piccolo gesto, ci fa accendere il cuore, ogni tanto capita che, per gli eventi della vita ci si senta tristi e un pò spenti...
    ma per fortuna c'è chi come la tua cara zietta pensa a tirare su il morale e riaccendere quella scintilla anche con gesto semplicissimo, fatto chissà quante volte ma l'ultima è la quella più speciale.......
    buon natale.. ^_^ anna

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  2. Grazie Vale, grazie Nanny (mille auguri anche a te!), e grazie infinite a tutti coloro che mi stanno vicino. Mi spiace di essere poco presente in questo periodo e di non rispondere sempre ai commenti. E' che, a parte improvvisi sproloqui, spesso mi mancano le parole.
    Credo ci vorrà del tempo perché torni ad essere my usual self. Nell'attesa, si va avanti. E talvolta si cucina pure.

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  3. Ciao Jessie, grazie per l'enorme contributo! le tue ricette sono golose ed originali!! posso precisare, quando inserisco la raccolta nel pdf, che la mollica deve essere rafferma? così chi legge si toglie ogni dubbio! grazie ancora! Vale

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  4. Ciao Vale, certo che sì! Io non l'ho mai specificato perché, come dire, usare il pane fresco per cucinare a casa mia è un controsenso e l'ho dato per scontato. Però, con codesti chiari di luna, meglio essere precisi: ci manca solo che qualcuno comperi una pagnotta fragrante per fare il ripieno dello strudel o le melanzane farcite...

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  5. anche a casa mia il pane che uso per cucinare è quello raffermo, o se non proprio raffermo, almeno del giorno prima! ti ringrazio ancora per le tantissime ricette che mi hai postato... direi che la raccolta comincia proprio ad arricchirsi! un bacio!

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