giovedì 28 gennaio 2010

Moussaka vegetariana

Questa non è esattamente una ricetta di stagione. Le melanzane sono infatti ortaggio tipicamente estivo. Ovvero erano, visto che adesso si trovano sempre e comunque sia al mercatino rionale che nella grande distribuzione. Va da sé che quelle invernali sanno di qualcosa giusto per sentito dire, ma mi piacciono così tanto che ogni tanto me ne infischio del concetto di ritmo stagionale, spesa a chilometro zero e amenità varie. Del resto, potrebbe sempre essere peggio: se abitassi, non so, in Norvegia, pure in estate le melanzane sarebbero di serra e saporite quanto un tocco di tofu.
Mi chiedo se una certa persona che ora risiede proprio in Norvegia, nella fattispecie a Bergen, in quel certo negozietto etnico che si trova dai pizzi della facoltà di ingegneria può reperire in questo periodo solanacee che non siano le consuete patate.
Nel caso così fosse, questa ricetta - che per rispettarne le abitudini alimentari è in versione vegetariana - è dedicata a lei. Non è ovviamente la classica moussaka, e visto che va preparata in un cucinotto da studentato ho volutamente semplificato il più possibile le operazioni, ma devo dire che dà la sua soddisfazione.

Ingredienti:
tre melanzane scure non troppo grosse
quattro o cinque patate medie
una noce di burro
due cucchiai di farina
due bicchieri di latte
una ricca manciata di formaggio grattugiato (Giulia, ti prego: non il parmesan)

Preparazione:
anzitutto tocca darsi del tu con le melanzane: il che comporta ovviamente lavarle, asciugarle con un canovaccio, tagliarle per il lungo a fette non troppo spesse (sui 4 millimetri va bene) e metterle a bagno in acqua e sale perché vada via l'amaro. Quando si vede che l'acqua è diventata nerastra le fette vanno sciacquate, scolate, tamponate con il succitato canovaccio e preparate per la cottura.
Giacché i fritti in una stanza di studentato sono da bandire a meno che non si voglia essere perseguitati da poltergeist che puzzano di grasso radioattivo, consiglio di cuocere le melanzane come segue: si fa scaldare un goccino (ma proprio ino) di olio in padella antiaderente con uno spicchio d'aglio se lo si gradisce, si mettono tante fette quante ne entrano nel tegame e si lasciano scottare da un lato e dall'altro a fuoco medio con la padella ben coperta in modo che il vapore faccia il suo mestiere, e che la stanza non venga invasa da odori che magari sono appetitosi sul momento, ma ferali quando si tenta di dormire.
Fatto ciò, ci si dà del tu con le patate: le quali vanno ovviamente sbucciate, tagliate a fette parecchio sottili (dà ottimi risultati il pelapatate stesso impiegato allo scopo) e lasciate stufare in padella coperta con un filino d'olio, un goccino d'acqua e un po' di sale e pepe per una decina di minuti: non di più perché tanto c'è la cottura successiva, e non è il caso di rischiare l'effetto purè.
Messe le patate a riposo, si passa quindi alla fase besciamella: in una pentola si prepara il roux facendo scaldare e colorire leggermente il burro con i due cucchiai di farina, quindi sempre si aggiunge man mano il latte, se possibile non freddo di frigo, sempre mescolando con il cucchiaio di legno e a fuoco basso: quando come si suol dire fra cuoche rifinite il composto vela il cucchiaio, si spegne il fuoco e si mette da parte a raffreddare in attesa dell'uso.
Approntati oramai tutti gli ingredienti, si procede alla costruzione della moussaka. E per farlo si impiega una di quelle belle tegliette di alluminio usa e getta, così non c'è la rottura del lavaggio di un ulteriore tegame (il che, quando si è reduci da una giornata di studio matto e disperatissimo, può fare la sua bella differenza).
In primis, si mette lo strato di melanzane, condendo con un tantinello di sale, un po' di pepe, un filo d'olio e una bella spolverata di formaggio. A seguire, le fette di patate condite come sopra e con dose di formaggio più generosa.
Da ultimo, con l'aiuto del fedele cucchiaio di legno si sparge una valanga di besciamella irrorando la superficie con tutto il formaggio avanzato come da foto (magari evitando di sversare insieme al cacio una solitaria foglia di prezzemolo - trasfuga dal condimento delle tagliatelle ai funghi che stavo preparando - come è successo a me, che per la fretta non me ne sono accorta manco nel momento in cui tentavo penosamente di mettere a fuoco prima di scattare).
La teglia va messa nel simpatico forno ripescato dalle segrete dello studentato e debitamente ripulito da Marco DB con i più potenti ritrovati della tecnica moderna, il quale forno dovrà essere già ben caldo alla temperatura di 200° gradi circa.
Quando si comincia a sentire il profumino si spegne il forno, si lascia in caldo per altri cinque minuti, poidiché si sforna e si mette nei piatti.
Siamo d'accordo: non è la ricetta originale, e la casalinga cretese media mi inseguirebbe brandendo un mattarello in legno d'olivo.
Ma se porterà un filo di venticello mediterraneo a due tapinelli in trasferta in un paese che oggi vanta la temperatura massima di un grado, sarà servita al suo scopo, e tanto basta.

1 commento:

  1. Gemmaaaa!!! GRAZIE! Visto che l'hai dedicata proprio a noi, la facciamo, sicuro al 100%!!!
    La prossima settimana torno in Italy e vedrò di procurarmi una bella scorta di parmigiano (quello vero! Anche qui si trova, ma costa 250 corone, ovvero 27 euro e rotti, al kg. Da pazzi).

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