Gli ingegneri, soprattutto quelli informatici, non sono particolarmente noti per essere dei draghi ai fornelli.
Anzi, in franchezza sono perlopiù disastrosi.
Vi sono ovviamente delle eccezioni fra coloro che conosco. Ad esempio Dottor P, che fra un esame e l'altro si rilassa facendo gnocchi, fettuccine o pizza sbattuta, oppure Garfield, che alla casa dello studente ove risiedeva quand'era matricola veniva definito dalle signore delle pulizie "quello dei manicaretti".
Il mio amato bene non rientra fra le succitate eccezioni. Sarà perché a casa sua, ogniqualvolta faceva timidamente il gesto di avvicinarsi a pentole e padelle, trovava uno sbarramento da fare invidia alle mura ciclopiche erette dai miei sanniti.
Va detto che però la buona volontà non gli manca, e che da quando alberghiamo sotto lo stesso tetto me lo trovo più che spesso spalla a spalla mentre sto litigando con la cipolla da tritare o con la pietanza di turno che borbotta sul gas. E benché ancora non osi cimentarsi con le quattro ricette che compongono il mio smilzo repertorio, non manca ora di propormi migliorie o ingredienti per dare that special kick alla cena serale.
Questo piatto è frutto della sua manodopera e dei suoi suggerimenti, per cui mi par giusto postarlo a suo nome. I cuochi provetti osserveranno forse che Escoffier arriccerebbe il nasino, ma per un ingegnere informatico medio è un autentico capolavoro di nouvelle cuisine. Ed è pure buono e veloce da fare, il che esprime ottimamente la tendenza ingegneristica a ottenere il massimo risultato con il minimo dispendio di energie.
Ingredienti:
200 grammi di riso (rigorosamente parboiled: sia perché è ideale per fare qualunque riso freddo, sia perché non c'è il rischio che si tramuti in colla vista la nota tendenza degli ingegneri ad allontanarsi dai fornelli per sgranchire i neuroni dimostrando, non so, il teorema di Ford-Fulkerson, e perdersi per ore nella citata dimostrazione)
tre o quattro pomodori San Marzano
due wurstel di pollo belli cicciotti
qualche pomodoro secco sott'olio
un par di cucchiai d'olio, presi ovviamente dal barattolo dei pomodori secchi (l'ingegnere è maestro nella fine arte del non buttare via niente)
una spruzzata di origano
foglioline di basilico
Preparazione (ad usum informatici):
mettete il riso in una pentola antiaderente con il doppio della quantità d'acqua rispetto al suo peso, salate leggermente e fate cuocere a pentola coperta fino a quando l'acqua non si è assorbita (consiglio: vabbé che il parboiled non scuoce, ma per una decina di minuti sorvegliate la cottura anziché dedicarvi a Ford-Fulkerson sennò rischiate di ritrovarvi con una simpatica mattonella di carboidrato al carbone). Avvenuto ciò, passate il riso sotto l'acqua fredda e scolatelo bene con un colino a trama fitta, poidiché lasciate raffreddare.
Nel frattempo preparate il resto: affettate i wurstel a rondelle sottili, spezzettate i pomodori secchi aiutandovi con un coltello affilato il giusto (e non vi mettete a pensare al test di Turing durante l'operazione se non volete ritrovarvi con la metà delle falangi prescritte), tagliate i pomodori freschi a tocchetti avendo cura di eliminare i semi, fate a striscioline le foglie di basilico e mettete il tutto a riposare per una mezz'oretta in una ciotola assieme al paio di cucchiai d'olio e alla spruzzata di origano.
Nella mezz'oretta, dedicatevi finalmente alla dimostrazione del teorema di Ford Fulkerson. Se siete veloci, dilettatevi pure con l'algoritmo di Dijkstra. Oppure mettetevi davanti allo specchio e ripetete con aria compiaciuta "le equazioni differenziali sono roba da matematici, un ingegnere non ci perde tempo e le trasforma in equazioni ordinarie!", o qualunque altra frase sia utile a fortificare il vostro ego.
Quindi tornate in cucina, e senza la goffaggine tipica dell'ingegnere incorporate il condimento nel riso, un cucchiaio alla volta, girando con movimenti dal basso verso l'alto.
Se vi sentite in vena di smancerie, mettete al centro del piatto un po' di foglioline di basilico e un pezzettino di pomodoro a mo' di decorazione.
Altrimenti siate ingegneri fino in fondo e portate in tavola così com'è.
Chi vive con voi vi sarà grato comunque, e mangerà con lieto appetito.
Alla faccia di Ford-Fulkerson.
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