Questo piatto è uno dei cavalli di battaglia di mia nonna paterna, che ne ha trasmesso la ricetta alla oramai leggendaria zia Lella. La quale zia, ogni tanto, me ne omaggia in modo che la sottoscritta, a suo dire, non perda tempo ai fornelli.
Ma io amo perdere tempo ai fornelli. Pertanto ne ho chiesto la ricetta, e non appena ho trovato due scarole comme il faut al mercatino dietro caso ho provveduto ad approntarla.
Ho avuto conferma che è squisita, e che la sua preparazione è alla portata anche di chi, come me, con pentole e padelle si da a malapena del tu. Purché abbia a disposizione un collaboratore che presti il suo aiuto in un determinato passaggio, altrimenti si rischia di far volare il cespo di scarola per aria con tutto il suo ameno ripieno.
La versione che propongo non è quella campana, ben più ricca, bensì quella sannita, che denota la cronica difficoltà che i miei conterranei pativano in passato per mettere insieme il pranzo con la cena. Però, anche se meno lussuosa, è buona lo stesso, e per chi si guarda in cagnesco con la bilancia ha pure il vantaggio di scarse calorie.
Ingredienti:
due belle scarole (sceglietele il più possibile piccole)
tre spicchi d'aglio
una bella manciata di capperi sotto sale (non sotto aceto, vi prego)
una manciatina di olive nere
due cucchiai d'olio
spago da cucina
Preparazione:
tagliate la cima delle scarole e togliete le foglie esterne più durette, quindi passate i cespi sotto l'acqua corrente onde eliminare residui di terra, polvere & quant'altro e mettetele a scolare.
Tagliuzzate gli spicchi l'aglio dopo averne rimosso il germoglio, i capperi che avrete già sciacquato ben bene onde rimuoverne il sale in eccesso, e le olive nere. Mescolate il tutto in una ciotolina e lasciate insaporire un paio di minuti.
Acchiappate un cespo di scarola alla volta, apritelo con garbo in modo da accedere al centro e farcitelo con il trito.
Quindi chiamate l'aiutante: ne avrete bisogno.
Tagliate per ciascun cespo due pezzi di spago di lunghezza adeguata (ho calcolato una trentina di centimetri) e poggiateli su un piano, in modo che corrispondano più o meno all'altezza del centro e poco meno della cima del cespo. Con presa ferma prendete una scarola imbottita, poggiatela sugli spaghi, e tenendola chiusa fare annodare all'altezza prescritta i succitati spaghi all'assistente; ripetete quindi l'operazione con l'altra scarola, e mettete entrambe in una pentola antiaderente dove aspettano in paziente attesa i due cucchiai d'olio e il terzo spicchio d'aglio affettato in quattro.
Se non avete l'assistente, preparatevi a litigare un bel po' con le scarole che sgusciano da tutte le parti mentre tentate pietosamente di legarle e con il ripieno che vola per aria. Se non volete litigare, mettetele in pentola così come sono, ma sappiate che in cottura si sbracano (fa lo stesso: l'estetica, quando si sta lottando con i secondi per preparare la cena, è un optional).
Accendete la fiamma avendo cura di tenerla bassissima e mettete sulla pentola il fido coperchio di vetro. Quando l'olio comincia a sfrigolare, aspettate un po' e quindi con l'aiuto del cucchiaio di legno rigirate la scarola, che nel frattempo si sarà già stufata quel tanto che basta a farvi compiere l'operazione senza santioni.
Fate cuocere sempre a fuoco minimo finché le scarole non si sono appassite, avendo cura di rigirarle di tanto in tanto.
Eliminate gli spaghi che risulterebbero alquanto indigesti e servitele come contorno a un bel secondo semplice, ad esempio hamburger fatti in casa come ho fatto io l'altra sera.
Farete contento il commensale, e sarete contenti voi, che avrete preparato la cena in mezz'ora scarsa.
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