Io ho studiato lettere.
Il mio amato bene è un ingegnere.
In teoria, non vi potrebbe essere combinazione più infelice.
In realtà non è esattamente così, perché essendo entrambi dei geek non mancano elementi di contatto.
Per cui, la differenza di formazione e soprattutto di forma mentis non mi ha mai preoccupato più che tanto.
Ma avrei dovuto dar retta a una saggia persona che, quando seppe che mi ero messa con un ingegnere, mi guardò con la faccia che deve aver avuto qualunque mamma di emigrante quando il figlio le ha detto che stava andando in America.
"E' fatta. Ti abbiamo perso."
"Eh?"
"Ingegnere."
"E allora?"
"Ingegneria è una brutta bestia. E' contagiosa. Tempo qualche mese e non sarai più tu."
"Non dire fesserie. A me le scienze dure hanno sempre fatto ribrezzo. Basta una divisione a due cifre a farmi venire l'ansia!"
"Vedrai..."
Se c'è una cosa che odio è quando qualcuno mi dice "vedrai..." con aria comprensiva e con tanto di tre puntini.
Pertanto ho liquidato la cosa con una scrollata di spalle.
E non ho mancato di farmi beffe dell'amato bene ogniqualvolta mostrava le sue temibili defaillance ingegneristiche, ad esempio conservando manuali di quella che lui definisce "epoca predigitale" manco fossero i gioielli della corona perché fosse mai dovessero ancora servire (per intanto servono a occupare chilometri cubi di spazio nella sua libreria), manifestando l'intenzione di costruire un anemometro impiegando le confezioni che racchiudono le sorprese dell'ovetto Kinder o calcolando metro alla mano lo spazio necessario a sistemare i peluche sopra il comò.
Poi ho cominciato a notare alcune cose nel mio comportamento. Ovvero, mi sono state fatte notare. Perché il brutto dell'ingegneria è proprio questo: è un virus insidioso, e ti assimila senza che tu te ne accorga. Manco se sei di lettere.
Di esempi ne ho a bizzeffe. Fra tanti, il fatto che abbia iniziato a calcolare lo spreco d'acqua potabile ogni volta che si aziona lo sciacquone del bagno (20 litri per uno scarico normale, 10 per quello ridotto), oppure che ultimamente abbia manifestato il mio spregio per i computer Apple in quanto, giacché offrono all'utilizzatore finale - ahem - la pappa già pronta, rendono l'utenza pigra e incapace di stare a galla in un bicchiere d'acqua. O la recente tendenza a stoccare lo scatolame nella dispensa in base a dimensione, tipologia, data di scadenza. O che abbia ordinato una biografia di Alan Turing, che per chi non lo sapesse è considerato il santo martire protettore degli informatici.
Ma queste son bazzecole. Le fa chiunque. Anche quelli di lettere. Credo.
Ciò che mi ha dato la misura di aver raggiunto the point of no return è stata la conversazione che ho sostenuto qualche minuto fa sotto casa con l'amato bene e il suo amico Marco (noto come Marco DB, le quali lettere sono le iniziali del suo cognome ma stanno anche per DataBase: come dire, cognomen omen). Per inciso, si stava parlando di università, e del fatto che a tutto serva tranne che a imparare un mestiere. Ingegneria informatica in particolare, ça va sans dire, in base alla mia umile opinione, visto che conosco fior di informatici che le aule di qualsivoglia alma mater le hanno viste giusto in fotografia.
E a quel punto è arrivato il colpo di maglio, gentile omaggio del mio amato bene.
"Tesoro, tu oramai ragioni come un ingegnere."
"Chi, io? Ma quando mai!"
"Ti ho sentita oggi, mentre parlavi con tua zia. Dicevi che abbiamo sostituito il televisore, e che non sopportavi di tenere quello vecchio a prendere polvere da qualche parte visto che ancora funziona. Questo è ragionare da ingegnere."
"Questo a casa mia si chiama piatto buon senso!"
"Ma dai... Da quando stai con me hai pure imparato a fare la valigia!"
"Io la valigia la sapevo fare già prima di conoscerti!"
"Tesoro... Quella di tua madre..."
"Anche a mettere le cose in valigia ci vuole semplicemente buonsenso! Basta calcolare lo spazio di stoccaggio! Io ad esempio ho delle valigie minuscole perché metto il minimo indispensabile e il resto, semmai, lo compero se mi serve! Mica è colpa mia se mia madre pretende di portarsi in viaggio il 70% in più di quello che effettivamente le serve! Ma basta organizzare gli spazi, e anche quel 70% in più ci entra, tutto lì."
Marco DB: "Minimo indispensabile? Il 70% in più? Organizzazione degli spazi di stoccaggio? Anche questo è ragionare da ingegnere..."
Panico. Silenzio raggelato.
L'amato bene ne ha approfittato per assestare la mazzata finale.
"Visto? E poi da quando stai con me hai pure imparato a usare Excel!"
Un pochino.
Excel lo so usare soltanto un pochino.
Ma non ho avuto la forza di dirlo.
Perché davanti a me ho visto i Borg, quelli di Star Trek.
Io non ho mai visto una puntata di Star Trek, ma nonostante ciò so chi sono i Borg. Me lo deve avere detto un ingegnere durante il sonno.
"Siamo i Borg, sarete assimilati."
Ogni resistenza è inutile.
Nonostante le divisioni a due cifre mi facciano venire l'ansia, sono un ingegnere onorario.
Da Natale, nemmeno le operazioni di calcolo saranno più un problema: l'amato bene ha promesso che mi regala i bastoncini di Nepero, che sono anche un bell'oggetto d'arredamento e molto pratici da portare nello zainetto.
Però ha manifestato anche l'intenzione di regalarmi un triceratopo di peluche, ovviamente basato sulla più precisa ricostruzione della simpatica bestiola del Cretaceo. E se gli dimostro di saper padroneggiare l'identità di Eulero, magari ci aggiunge anche il peluche di un cucciolo di T-Rex.
Non mi posso davvero lamentare.
Non ci pensiamo.
Anzi, sai che c'è? Cantiamoci su.
"La macchina di Turing, ha un buco nella gomma, la macchina di Turing, ha un buco nella gomma..."
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