martedì 2 febbraio 2010

Facciamoci del male: riso fritto (fried rice)

Questa pietanza è quella che, in buona lingua, si suole definire una vera zozzeria: livelli improponibili di calorie, colesterolo, chi più ne ha più ne metta. Va da sé che, proprio per questo motivo, è buonissima. Ha pure il vantaggio di essere uno di quei piatti svuotadispensa: la ricetta può infatti variare a seconda degli ingredienti disponibili. Se ci si fa una passeggiatina gastronomica in Oriente, si scopre infatti che il concetto di fried rice è onnicomprensivo di tutta una serie di pietanze che hanno giusto due cose in comune: il riso, ça va sans dire, e la cottura ad alte temperature in capace padella. Se si unisce a ciò il fatto che a prepararlo ci si mette poco tempo e poca fatica, il riso fritto si propone a buon diritto come cena d'elezione in una di quelle serate in cui la voglia di cucinare è scarsina ma si vuole evitare la mestizia del solito panino con formaggio, o in cui ci sia un'orda di ospiti che son tutti muniti di appetito gagliardo e hanno pure ben pensato di portarsi un codazzo di commensali imprevisti che, tapinelli, stavano a intristirsi a casa.

Ingredienti (da moltiplicare in proporzione agli ospiti):
due etti di riso parboiled
un etto e mezzo o giù di lì di wurstel, salsiccia o similari
altrettanto di affettato (prosciutto cotto, tacchino arrosto o qualunque cosa vi avanzi nel frigo)
una zucchina di media grandezza
un cipolla bianca
un paio di carote
un paio di cucchiai d'olio
salsa di soya in base al gusto

Preparazione:
per prima cosa cuocete il riso nel solito modo, ovvero in pentola antiaderente con il coperchio di vetro e doppia quantità d'acqua rispetto al peso del riso. Ponetela a fuoco medio, evitate di scoperchiare e attendete finché i chicchi avranno bevuto tutta l'acqua e si presenteranno ben sgranati, quindi tenete da parte.
Nel frattempo che il riso cuoce dedicatevi a preparare gli altri ingredienti: con una comune grattugia tritate cipolla, zucchina e carote (queste ultime due ponetele in una ciotolina a parte) e fate a pezzettini i salumi. Quindi in capace padella antiaderente, o meglio ancora nel wok, fate imbiondire la cipolla nei due cucchiai d'olio, sempre avendo cura di coprire con il fido coperchio di vetro così si stufa nel suo vapore e non si brucia.
Quando la cipolla è diventata trasparente aggiungete le verdure tritate e a fiamma vivace fatele insaporire per benino senza coprire e aggiungendo un goccio d'acqua. Quando si sono ammorbidite, versate salsa di soya a piacere e fate insaporire ancora. Quindi versate in padella il riso (magari aiutandovi con il cucchiaio di legno così evitate di decorare i fornelli) e sempre a fuoco vivace date una bella mescolata in modo che si condisca. In ultimo aggiungete gli affettati, spruzzate ancora di salsa di soya e lasciate andare per qualche minuto finché il riso non si è colorato e il tutto si è amalgamato come si confà.
A quel punto la pietanza è pronta per andare in tavola: spegnete il fuoco, travasate il tutto in una scodella e servitela. Se avete impiegato il wok portate in tavola direttamente quello, che mi dicono faccia molto chic e non manchi di strappare un bel po' di oooh e aaah agli ospiti meno smaliziati - e offre pure il vantaggio di una stoviglia in meno da lavare, ma questo fra parentesi.
Giacché il riso fritto si può definire inequivocabilmente come piatto unico, ciò vi darò la scusa per non cucinare nient'altro. Se poi gli ospiti o l'amato bene mettono su la temibile wounded puppy face (traducibile più o meno come "espressione da cucciolo ferito", che è quella che qualunque cuoca si trova parata davanti in caso di commensali con un appetito da rivaleggiare con Gargantua e che non si può ignorare pena lamentele stile prefica per mesi a venire), resistete alla tentazione di prendere l'uno e gli altri a colpi di mestolo e tirate fuori la scatola di latta con i pepatelli che avevate saggiamente serbato per i momenti bui.

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