domenica 14 febbraio 2010

Torta brownie di san Valentino

L'amato bene e io siamo, a nostro personale giudizio, romantici come due camalli dopo una giornata passata a scaricare container di pesce.
Gli amici pensano invece che siamo caratterizzati da livelli di puccipuccismo a dire poco ripugnanti.
La cosa non manca di stupirci, visto che la nostra idea di vacanza a due è andarsi a coprire di polvere e fango in qualche scavo archeologico, e la nostra serata a due classica è costituita immancabilmente da pizza, cocacola e un film di Bud Spencer e Terence Hill.
Questione di opinioni, per carità.
Poi ci sono dei momenti in cui anche noi riconosciamo che, in rari casi, siamo afflitti da mielosità galoppante.
In genere non capitano in occasioni canoniche.
Stamattina sì, visto che ci siamo reciprocamente regalati uno scoiattolo di peluche (lui a me) e un portachiavi - di peluche, ça va sans dire - a forma di cagnolotto sorridente (io a lui).
Con l'occasione abbiamo pure preparato, lavorando fianco a fianco, la torta che vado a proporvi.
La quale è adattissima per l'occasione giacché, trattandosi di un dolce tradizionale degli States con chiare ascendenze teutoniche, si distingue per un livello di dolcezza quasi stucchevole.
Per salvare la faccia, l'abbiamo realizzata apportando varianti alla ricetta originale, che prevede quantità di zucchero (nonché di burro) pari o superiori a quella del cioccolato: pertanto è dolce sì, ma con giudizio, come si conviene a una coppia costituita da un ingegnere e da una che, pur avendo studiato lettere, è stata oramai contagiata dal morbo.

Ingredienti:
200 grammi di cioccolato fondente di quello buono
100 grammi di burro
2 uova
50 grammi di farina
40 grammi di zucchero (ovvero più o meno un cucchiaio)
150 grammi di noci di Macadamia tritate (vanno benissimo anche le comuni noci; se poi disponete di quelle pecan, usate nella ricetta originale e pressocché introvabili da noi, meglio ancora)

Preparazione:
per cominciare fate fondere a bagnomaria - ovvero, ponendo un recipiente con gli ingredienti su una pentola più piccola con due dita d'acqua scarse che metterete su fuoco medio - il cioccolato con il burro, avendo cura di usare una ciotola di coccio in quanto quelle di metallo possono alterare i sapori. Quando si sono sciolti per bene, tirate via la ciotola (nota per gli ingegneri: attenzione al vapore nel momento in cui sollevate la stessa dalla pentola, pena ustioni e precipitare della ciotola sul pavimento con conseguente addio alla torta) e lasciate raffreddare.
Nel frattempo con l'aiuto di un frullino battete le uova con lo zucchero finché il composto non diventa giallo chiaro e sostenuto, e con l'aiuto del fedele cucchiaio di legno incorporatelo al cioccolato con il burro, badando che abbia già raggiunto la temperatura ambiente sennò fate la celebre frittata di Montezuma.
A seguire aggiungete le noci tritate e la farina, mescolando il tutto per bene finché non è amalgamato.
Versate quindi il composto in una teglia antiaderente del diametro di 20 centimetri, meglio se a cerniera, che avrete leggermente imburrato e infarinato (se è di quelle antiaderenti serie non ce n'è bisogno) e mettete in forno già caldo a 180°.
Dopo un quarticello d'ora, il che sarà sufficiente perché la torta formi una crosticina, saggiatela con lo stecchino: se esce umido e la consistenza non è però liquida (nel qual caso attendete ancora qualche minuto), è il momento di toglierla dal forno.
Attendete che si freddi, il che farà sì che la consistenza apparentemente tremolante acquisti in saldezza.
Quindi sformatela, e a cuor leggero perché grazie alla vergognosa quantità di grassi che contiene il risultato è garantito.
Decoratela come meglio vi garba (io ho impiegato della gelatina di fragole piuttosto liquida, aiutandomi con una siringa da pasticcere) e quindi mangiatela serenamente con chi vi vuol bene, magari accompagnandola con una palettata di gelato di crema che ci sta benissimo.
Se poi siete single e trovate la festa di san Valentino irritante quanto un cespo di ortiche - e in ciò avete tutta la mia solidarietà: consolatevi, il mercato pensa che le coppie siano costituite da imbecilli al napalm che vanno in brodo di guggiole leggendo i bigliettini con i rigurgiti di Federico Moccia nei baci Perugina -, vi consiglio quanto segue: triplicate le dosi, usate una teglia rettangolare da strage e quando il dolce si è raffreddato tagliatelo a quadrotti.
Quindi invitate i vostri amici con la raccomandazione di portare stuzzichini e bevande e fate un megaparty di non san Valentino, alla faccia di quelli come noi che litigano con le bollette, la spesa fatta il sabato correndo correndo, il/la partner che russa o che vi rompe le palle perché lasciate la roba in giro, il pranzo domenicale con tutta la famiglia, i suoceri, le suocere e altre amenità.

2 commenti:

  1. Tesoro mio, come capisco questa tua avversione alla stucchevolezza del dolce anglo-germanico!
    Nel buffo paese dove spendo -aimè!- una parte sempre maggiore della vita (che gli indigeni, con il loro sconsiderato regime alimentare, renderanno -fortunatamente!- molto breve) amano dire: "...e', molto buono, assaggia...guarda che e' pieno di burro!". Capirai bene, la mamma italica trasecola! (sempre ammesso che sia sopravvissuta alla sincope che l'ha colta quando ha constatato il livello di igiene da terzo mondo che vige nelle cucine d'Oltralpe!).
    Saranno anche nostri cugini, ma io a casa mia a Natale non ce li voglio!

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  2. Caro Volsco, avversione? Ma quando mai! Io adoro la stucchevolezza teutonico-statunitense. Se la mamma italiana (giustamente) trasecola di fronte agli abomini transalpini, dovevi vedere le facce delle signore quando, durante una festa, chiesero alla Mutter tedesca di una mia amica quale fosse il segreto delle sue torte. Lei rispose: "Semplice, metto toppia tose ti purro e zucchero!". La conversazione, ovviamente, finì lì :D

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