giovedì 4 febbraio 2010

Patate in umido con origano (per Marco DB)

Questo piatto è semplicissimo da preparare. Ripeto, semplicissimo. E' alla portata di chiunque. Ci vuole giusto una pentola o padella e un coperchio. A farlo ci si mette un lampo, e non tocca manco sorvegliare la cottura. Ed è buono, tanto più buono, ad esempio, dei terrificanti noodles istantanei: i quali, ha riferito Giulia che è testé tornata da Bergen per una visita lampo in Italia, sono al momento l'unico cibo di cui il suo collega di studi e di avventure nella ridente località norvegese si nutra, giacché da bravo ingegnere maschio i fornelli li conosce ovviamente giusto per sentito dire.
Ora, io adoro la cucina orientale, inclusa quella espressa: ma chiunque converrà che nutrirsi di noodles istantanei per oltre una settimana è cosa in grado di minare persino la categoria degli ingegneri, nota per sopravvivere anche a prolungati periodi di alimentazione a base di schifezze orrende.
Per cui, caro Marco, se mi leggi ti prego almeno una sera di abbandonare le temibili brode per cimentarti con questa ricetta che, sottolineo di nuovo, è davvero semplice, e i cui ingredienti si possono trovare anche nella succitata ridente località.

Ingredienti:
tre patate medie (mi raccomando di non sceglierle di colorito verdino o con la buccia raggrinzita)
tre cucchiai d'olio (che un italiano non può non avere in dotazione, anche se ingegnere)
uno spicchio d'aglio (reperibile sicuramente presso il negozietto etnico scovato da Giulia: in alternativa, optare per quello in polvere che si trova anche al supermarket)
abbondante origano (da reperire come sopra)

Preparazione:
anzitutto vanno ovviamente pelate le patate, con un comunissimo coltello da cucina o meglio ancora con l'apposito pelapatate. So che buttar via la buccia è cosa che disturba profondamente l'ingegnere, il quale è abituato a concepire il minor spreco possibile: in Norvegia ci si può però consolare con il fatto che la raccolta differenziata viene compiuta comme il faut, e che pertanto le bucce di patata troveranno degnissimo impiego.
A seguire, le patate vanno tagliate a fette alquanto sottili (due o tre millimetri) e tenute a portata di mano.
Adesso viene il passaggio un pochino più complicato: si mettono i tre cucchiai d'olio nel tegame insieme allo spicchio d'aglio, il quale dovrà essere sbucciato e lievemente schiacciato con il fondo di un bicchiere o altro oggetto apposito, e si pone il succitato tegame sul fornello a fuoco bassissimo. Se al posto dei fornelli sono in uso le malefiche piastre elettriche come è capitato a me negli studentati austriaci e teutonici, badare di tenerle al minimo.
Non appena l'aglio inizia lievemente a sfrigolare (il rumore è pop, pop, pop) si mettono le patate nella pentola o padella che sia, si aggiunge mezzo bicchiere d'acqua - calcolare circa 100 ml - e si mette il coperchio, mantenendo sempre fuoco o temperatura al minimo.
Quindi si lascia andare la cottura e nel frattempo si studia, si legge, oppure ci si riposa, quest'ultima cosa assai auspicabile dopo una giornata a farsi una capa tanto seguendo lezioni tenute in una lingua che non è la propria e di argomento che ha in genere la leggerezza e piacevolezza di una bastonata sulla nuca.
Tempo una mezz'ora scarsa, le patate saranno pronte.
A quel punto si tirano via dal fornello, si versano in un piatto o scodella o contenitore adatto all'uopo, si condiscono con un tot di sale, si cospargono in base al gusto di origano e, vivaddio, si mangiano.
Accompagnate da un tocco di pane e da una fetta di formaggio, le patate in umido costituiranno una cena tutt'altro che malvagia ed eviteranno, come accade con gli instant noodles, di causare al mangiatore incubi spaventosi in cui il matematico cinese Sun Tsu insegue il malcapitato minacciandolo di torture inenarrabili se non gli ripete a menadito L'arte del calcolo in nove capitoli.
Sono inoltre un ottimo pasto caldo, in grado di rinfrancare, ad esempio, anche una povera creatura che sia reduce da ore e ore di trasporti e da un'escursione termica che in tempo ridotto è passata da sottozero a +12° e viceversa.
Pertanto, caro Marco, se avrai modo di prepararle per lunedì sera, secondo me non fai un soldino di danno. Ikke sant?

4 commenti:

  1. esiste già la cucina italiana per dummies? Se non esiste ecco cosa puoi fare!!!
    Se esiste, in ogni caso, tu la puoi fare molto meglio, sia come qualità di cucina che come godibilità di lettura, ci metterei la mano sul fornello :P
    muni

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  2. Grazie mille Muni, sei sempre un tesoro :*
    Non so se esista o meno, ma già diverse altre persone mi hanno detto de visu, dopo aver letto codesta ricetta, che sarebbe buona cosa se facessi una guida di cucina per ingegneri e altre categorie inabili ai fornelli. E non so se la cosa mi lusinga o mi mette mestizia :D

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  3. uèèèè!! (e poi dicono che sono gli uomini ad essere schiavi dei preconcetti..) "ingegneri ed altre categorie inabili ai fornelli"... non che il sottoscritto sia un novello "marmiton" ma... anche gli ingegneri se la cavano ai fornelli, provare per credere (pensate alle delizie di P). ;)

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  4. Caro Cionzo, come ho avuto più volte modo di sottolineare in questo mio pedestre blog, vi sono esemplari di ingegnere quali Dottor P, in più occasioni lodato, e quali tu stesso (che venivi salutato come "Vincenzino dei manicaretti" quando eri alla casa dello studente), che si distinguono per pregevoli capacità ai fornelli. Dovrai però riconoscere che siete ingegneri alquanto atipici, e non solo perché siete domatori del mestolo e del mattarello: l'ingegnere medio e la cucina sono due mondi a parte, e ne ho la prova provata perché in famiglia ne ho diversi che non sono manco in grado di scongelare i precotti.
    (Se vi può consolare, i matematici e i fisici stanno messi anche peggio di voi. Ma questo, come mio solito, fra parentesi :D )

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