Come state?
Non so voi, ma io sto fondendo.
Mi sa che questa è la giornata più calda dell'anno. Mi sono svegliata alle sei del mattino con la sensazione che mi avessero menato con un bastone particolarmente nodoso e poi, per gradire, avessero deciso di imbottirmi la testa di ovatta. Manco il consueto mug di caffellatte addizionato con tre cubetti di ghiaccio ha sortito qualche effetto: e mentre lo bevevo, meditavo sul fatto che sarei molto lieta di trasferirmi fino a ottobre in qualche recondito recesso delle grotte di Frasassi.
A calura c'è di peggio, per carità. Ad esempio l'anno di grazia 2003. Mi ricordo che, nel disperato tentativo di sentire un po' di fresco, me ne andavo in giro cantando O Tannenbaum e altre carole natalizie fra gli sguardi perplessi di colleghi d'ufficio e passanti. Non che sia servito a granché, per inciso: ma io con le tecniche di autoconvincimento sono sempre stata un po' scarsina.
Però voi potreste essere più bravi di me.
Quindi vi propongo una pietanza che prevede la cottura nel forno. C'è persino la chance che vi basti metterlo fuori dalla finestra per approntarla. Così risparmiate pure sulla bolletta del gas. E comunque, essendo un piatto tipico del mio Sannio (come si può desumere dal nome ostrogoto per orecchie che sannite non sono), è così buono che val bene la pena di un po' di boccheggiamento in cucina.
Ingredienti:
tre grosse patate
due belle cipolle bianche o rosse
mollica di pane (l'equivalente di un panino) che sia rafferma ma non troppo
un po' d'olio
tanto, ma tanto origano
Preparazione:
sbucciate le patate, tagliatele a fette abbastanza sottili (su 3 mm va bene, ma non siate troppo ingegneri) e mettetene circa la metà sul fondo di una teglia che avrete già coperto di carta da forno, quindi irroratele generosamente d'olio e spruzzatele con un po' di sale e pepe.
Sbucciate le cipolle, tagliatele a fette (trucco della zia Lella: passatele sotto il getto dell'acqua prima di affettarle, così eviterete di piangere come gatti) e mettetele sulle patate, sempre irrorando con olio e spruzzando sale e pepe.
A questo punto, è arrivato il momento di arracanare. E per fare ciò, come si può desumere dal nome (che malamente italianizzato vuol dire "origanare"), è necessario tanto origano.
Per iniziare, spargete su patate e cipolle metà della mollica di pane, e versateci su un po' d'olio che la impregni. Quindi aggiungete l'erbetta aromatica - io impiego quella del paese mio, profumata da non dirsi - in discreta quantità. Non tantissima, perché la dose da granatiere va messa dopo.
Ponete quindi sullo strato di pane e origano le rimanenti fette di patate e procedete alla arracanatura di superficie: giù di nuovo mollica di pane, olio, sale, pepe e per finire origano, stavolta sparso con grande generosità.
Mettete infine il tutto nel forno già caldo a 200° per una quarantina di minuti, usando la solita accortezza di spegnere dopo una mezz'ora. E per tutto il tempo di cottura, a parte l'incursione stile SWAT per girare la manopola del forno, siete caldamente (no pun intended) consigliati di evitare la cucina.
In inverno si possono servire le patate arracanate ben fumanti con grande soddisfazione dei commensali. Ovviamente è cosa da evitare in questo periodo, a meno che non vogliate causargli una crisi di nervi (ai commensali, non alle patate). Per cui, portatele in tavola quando sono a temperatura ambiente. E' più che adeguata, visto che fanno circa 35° all'ombra.
Almeno, tale è la temperatura nella Grande Città.
Cosa che non mi tangerà più di tanto a partire da domattina, giacché finalmente si va per il weekend al paesello dell'amato bene.
Dove ci attendono i micetti, la piccola macchia di noci fronzuti, e una temperatura che è inferiore di cinque gradi secchi rispetto a quella dell'Urbe durante il giorno, e una decina e passa la sera.
Mi sa tanto che metto una maglietta a maniche lunghe nello zaino. Non si sa mai.
Buon weekend.
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buon week-end a voi :-)
RispondiEliminaMuni
Grazie Muni, speriamo che il weekend sia buono davvero, e non solo per noi. Un abbraccio :*
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