Se anche voi avete la fortuna di vivere una località dove adesso i carciofi vi vengono tirati in faccia a mazzi (in senso metaforico, giacché ho ragione di supporre che beccarsi in viso un bouquet di romaneschi o violetti faccia un discreto male), è arrivato il momento di darvi del tu con un contorno che delizia sempre gli appassionati di questo eccellente ortaggio: il quale contorno è semplicissimo da fare, e nel caso decidiate di fare a Pasqua il consueto agnello sarà accompagnamento prelibato per lo stesso. Nulla osta ovviamente a fare i carciofi prima e dopo la ricorrenza: sono così buoni e invitanti che l'unico problema sarà l'ingordigia dei commensali, i quali si lagneranno che i succitati hanno un solo difetto, quello di essere troppo pochi. Ma veniamo al dunque.
Ingredienti:
cinque o sei bei carciofi del tipo che più vi garba (io suggerisco il violetto)
un uovo
due cucchiai di farina più un altro po'
un limone per evitare che i succitati carciofi si anneriscano
olio per friggere
Preparazione:
con santa pazienza (e magari facendovi aiutare da quel santo che eventualmente alberga insieme a voi) date una bella pulita ai pungenti fiorelloni seguendo le istruzioni qui riportate, quindi tagliateli a spicchi avendo cura di lasciarci un cinque centimetri di gambo - non buttate il resto, bensì scortecciatelo, tagliatelo a rondelle e surgelatelo: sarà ideale ingrediente per un risottino di verdure miste - e lasciateli a bagno in acqua acidulata con limone. Mentre loro stanno a mollo preparate una pastella con due cucchiai di farina e tanta acqua quanto serve a fare un composto semiliquido, quindi rompete l'uovo e sbattetelo per bene e in ultimo acconciate un piattino con dentro un altro pugno di farina.
Prendete quindi una bella padella, metteteci olio quanto basta e fate scaldare lo stesso a fuoco medio. Quando è ben caldo (i cuochi di vecchi stampo, ho scoperto anni fa leggendo un bel libro, usano il trucco di sputare nella padella per saggiare la temperatura; io più sobriamente uso quello della zia Lella che consiste nel mettere nell'olio un cucchiaino di pastella e vedere il risultato), fate quanto segue: acchiappate un quarto di carciofo e rotolatelo in sequenza prima nella farina, poi nell'uovo sbattuto, infine nella pastella, e buttatelo in padella con abile gesto. Il carciofo in capo a breve diventerà tutto bello dorato, cosa che voi aiuterete girandolo con la forchetta. Se vi piace il risultato, il che vuol dire che l'olio è alla temperatura ideale, mettetene in padella quattro o cinque a botta preparati come sopra descritto (non di più, sennò l'olio si raffredda e siamo da capo a dodici) e proseguite allegramente, mettendo i carciofi fritti a scolare su un bel piattone debitamente foderato di carta da cucina che assorbirà l'unto in eccesso.
Una volta che avete terminato, fate scivolare con mossa elegante il contenuto del piatto in un bel vassoio di portata rigorosamente in vetro o coccio e portate in tavola il fritto bollente: e se vedete che gli occhi dei commensali diventano grandi come paioli in pefetto stile fiaba russa, non spaventatevi perché è normale, come è normale che si avventino sul vassoio come pirati all'arrembaggio.
Giacché non tutti abbiamo l'occasione di romperci le balle appresso ai fornelli per fare il fritto perfetto (e soprattutto se abbiamo ospiti affezionati è certo che preferiranno averci con loro a tavola anziché in cucina a sorvegliare padelle), la zia Lella suggerisce un suo trucco che sempre riesce: mentre ancora state friggendo accendete il forno, fatelo scaldare al minimo, quindi spegnete e mettete al caldo il vassoio carciofato. Il fritto si manterrà alla giusta temperatura per almeno una ventina di minuti, che voi potrete impiegare piacevolmente per conversare con i commensali e, non da ultimo, mangiarvi antipasto e primo in santa pace.
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