martedì 9 marzo 2010

Pollo con limone e zenzero fresco

Sera inoltrata. Rumore di chiavi nella toppa della porta d'ingresso.
"Bentornato tesoro mio! Tutto ok?"
"Tutto bene amo-rasciòòòòòòm!!!"
Quando l'amato bene saluta esplodendo in uno starnuto che potrebbe senza difficoltà abbattere un menhir, con cavolo che va bene. Del resto con il gelo di codesti giorni un'infreddatura è sempre in agguato. Soprattutto se il succitato amato bene si ostina a non voler uscire con sciarpa e cappello, ma questo fra parentesi. Dopo starnuto siffatto, è inutile recriminare: è piuttosto il caso di spedire il compagno di casa e di vita a togliersi di dosso il vestito da cassamortaro che gli tocca indossare per lavoro, e approntare una pietanzella che abbia il doppio scopo di essere buona e, magari, anche di contrastare il raffreddore. Ad esempio quella che vi propongo oggi, la quale grazie all'azione combinata di limone e zenzero fresco è uno sturanaso senza pari.

Ingredienti:
tre etti abbondanti di petto di pollo
un limone (va bene anche non freschissimo, purché sia rimasto bello sugoso all'interno)
un pezzo di radice di zenzero grande quanto un pollice, o anche di più se vi garba

Preparazione:
tagliate il petto di pollo in pezzi di grandezza media avendo cura di eliminare l'eventuale osso centrale (che va giù per il secchio) e grassetti e filamenti (che invece andranno messi da parte per i micini del quartiere). Fatto ciò tagliate a metà il limone, spremetelo sul pollo, fate a pezzetti la buccia e aggiungetela alla terrina con la ciccia. Quindi sbucciate lo zenzero, grattugiatelo e aggiungete pure lui. Date una mescolata e lasciate riposare per un quarticello d'ora, se una mezz'ora è meglio.
Mentre il pollo si sta beatamente marinando potete cogliere l'occasione per dare una mano all'amato bene che, tapinello, quasi si impicca nel tentativo di togliersi la cravatta con le mani irrigidite dal freddo e sta affannosamente cercando il pigiama ripetendo con voce raffreddata alla Paperino eppure era qui, ne son sicuro, ma che fine avrà fatto. Voi evitate di fargli notare che se non è lì sicuramente l'ha lasciato appeso come è per lui consueto ad apposito gancio nel bagno: sarebbe come sparare sulla croce rossa, pertanto per una volta andate a prenderlo voi e non burlatevi della sua faccia perplessa quando glielo presentate.
Fra cravatte riottose e pigiami scomparsi, sarà trascorso il tempo sufficiente perché il pollastro si sia marinato per benino: acchiappate una padella, mettetela su fuoco assai vivace e buttateci dentro il pollo da cui avrete preventivamente eliminato i pezzi di buccia di limone e gli eventuali semi.
Vi ci vorranno cinque minuti scarsi per approntarlo, visto che la marinatura ha già provveduto a cuocerlo quasi del tutto dandogli un fascinoso colorito da divo del muto: saggiate un pezzo di ciccia più spesso degli altri, constatatene la cottura e, se vi soddisfa, portate il tutto ben fumante in tavola al raffreddato affamato, magari assieme a una ciotola di minestrone bollente.
Vedrete che entro la fine della cena i rasciòm saranno diventati un ricordo, e l'amato bene non avrà più la voce da Paperino. Vi farà pertanto i complimenti con la sua consueta voce per un piatto sì buono, con la raccomandazione di aumentarne la quantità la prossima volta perché soli tre etti saran sufficienti contro il raffreddore, ma non per l'appetito di un buongustaio quale lui è.

2 commenti:

  1. Un secondo piatto amorevole e salutare! ;P spero che gli sia passato il raffreddore con tutto l'impegno che ci hai messo!

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  2. Beh, stamattina ho avuto la soddisfazione di sentirlo canticchiare con voce squillante mentre si annodava il mesto cravattone d'ordinanza cassamortaresca, per cui suppongo di sì :)
    Grazie di esserti sincerata delle condizioni del mio amato bene: ricambio con mille saluti a te, al signor marito e ai magnifici cuccioli!

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