sabato 20 giugno 2009

A madrigal history tour

Siete sufficientemente anziani da ricordarvi la messa in onda di Doctor Who nel 1980?
Io sì.
Ero in prima elementare o giù di lì, e me lo ricordo bene.
Fu la prima volta che vidi in tivvù qualcosa che non fosse un cartone animato, e per quanto ne capissi meno di zero rimasi affascinata. Ogni tanto durante uno dei vergognosamente pochi episodi trasmessi chiedevo lumi a mia sorella, che con l'impazienza dei suoi quattordici anni mi zittiva, su quanto stava accadendo. Ma non era importante: vedevo che era una cosa completamente diversa da qualunque cosa trasmettesse mamma Rai, e già bastava.
Quando ho raggiunto un'età che comprendesse due cifre sono venuta a sapere da un colto amico più grande di me che Doctor who era una delle serie di punta della BBC, e mi venne rivelato che la rete di Sua Maestà Britannica aveva prodotto e trasmesso cose come Io, Claudio, il Flying Circus di quegli ameni pazzerelloni dei Monthy Python e molto altro ancora. Appreso ciò, mi sono più volte chiesta nel corso degli anni perché sulla televisione pubblica inglese si potessero vedere programmi simili mentre noi, a parte qualche rara eccezione, ci dovessimo cibare temibili fetecchie come questa, o sceneggiati di una serietà quasi mortale.
Mi si dirà che sono ingenerosa. Lo riconosco.
Ma la Rai ha mai proposto, ad esempio, un programma in più puntate che trattasse lo sviluppo del madrigale nei diversi paesi europei, e perdipiù rendendo vivacissimo e sommamente entertaining un argomento che qui da noi sarebbe stato seppellito da metri e metri di muffa storico-musicologica?
La BBC sì. Nell'anno di grazia 1983, quando la Rai per inciso proponeva questo.
Il suo approccio, impensabile qui da noi, è evidente fin dal titolo: A madrigal history tour. E chi non ha riconosciuto la strizzata d'occhio a un certo album mi faccia il favore di andare a mettersi in ginocchio sui ceci.
L'approccio è stato possibile grazie a uno dei gruppi più straordinari mai partoriti dalla terra d'Albione, che quanto a parti di gruppi straordinari non scherza: i King's Singers.
Su Internet potete trovare innumerevoli dettagli su storia, discografia e e quant'altro dell'ensemble, che è attivo fin dal 1968 e vanta più premi di quanti se ne possano elencare. Qui basti dire che i King's Singers sono un gruppo vocale, e che sono capaci di saltare con grande disinvoltura dalla polifonia fiamminga ai Queen. Nel corso del tempo hanno cambiato più volte formazione, mantenendo sempre un livello di perizia straordinario: la mia prediletta è quella ritratta nella foto con quei terrificanti maglioncini a scacchi così british, e che per diverse puntate ha deliziato i telespettatori inglesi in una cavalcata musicale fra Italia, Francia, Spagna, Germania e, ovviamente, Gran Bretagna.
Grazie a Youtube e a un solerte quanto meritorio appassionato che vi ha dedicato un canale intero, anche chi abita nello Stivale si può ora permettere di seguire questo tour nel madrigale. Perdipiù, con tanto di sottotitoli in italiano.
Come dite?
Il madrigale è una barba?
Prevenuti.
Senza il madrigale non sarebbe esistita la cosiddetta musica colta, ma la forma-canzone attuale è, se non sua figlia, quantomeno sua nipote. E' una formula duttilissima, e riserva mille sorprese. Ed è tutt'altro che una barba.
Per averne una prova, vi basterà una singola puntata. In quella dedicata agli autori teutonici ad esempio vi ritroverete i King's Singers non in una sala da concerto, ma in una birreria: del resto, la canzone parla per l'appunto di bere, mangiare e stare allegri. E a cantare a voce spiegata ogni volta che si passa a un nuovo barile: se non canti non bevi, musone.
La Spagna presenta fra gli altri un vivace pezzullo che mostra come italiani e iberici siano fratelli gemelli: protagonista della canzone è un equipaggio che viene colpito in mare da una furibonda tempesta, ed è tutto un invocare la Vergine Maria e i più svariati santi del calendario. Ovviamente, passata la procella, gabbati i santi: si tira fuori una chitarra miracolosamente salvata dalle onde, e tutto finisce a tarallucci e vino fra gli incitamenti al chitarrista "hi de ruin" e "maldito" ad accordarla come si deve. Come si balla sennò?
Quanto all'Italia, non perdetevi questo gioiellino composto da Orlando di Lasso (che per inciso era fiammingo, ma i vari staterelli che componevano la nostra "espressione geografica" - vielen Dank, Herr Metternich - erano tappa obbligata per qualunque musicista in cerca di arricchimento professionale ed economico) durante il suo soggiorno mantovano: è una singolare serenata con cui un lanzichenecco tenta goffamente di conquistare una bellezza padana. Il testo inizia a doppio senso, e finisce a senso unico. Se il vecchio Orlando potesse proporre oggi una cosa del genere sarebbe bandito da tutte le radio della Repubblica; all'epoca, era letteralmente sulla bocca di tutti: lo cantavano sia a corte che per strada.
Vi ho convinto? Spero di sì. A madrigal history tour può dimostrarvi che un argomento considerato d'elite come la musica antica può essere non solo molto bello, ma anche molto divertente: e lo fa con esecuzioni perfette (in cui i King's Singers sono diverse volte accompagnati da quell'autentico mito che è il Consort of Musicke), spiegazioni mai noiose o paludate, e tanto sense of humour deliziosamente britannico.
Coloro che poi continuassero ad affermare che tanto la musica classica, di qualunque genere essa sia, è una noia e basta, mi facciano uno cortesia: guardino questo.

E adesso provino a dire che la musica classica è noiosa.
Buon weekend.

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