martedì 9 giugno 2009

Marmellata di ciliege

"Amore mio, cos'è questo profumo buono?"
Amore mio, è quella demente dell'amore tuo che ha ben pensato di passare quest'ultimo scampolo di serata a fare la marmellata di ciliege. Sì, quelle che mi hai aiutato a pulire quando io, all'ennesimo nocciolo che era precipitato nella ciotola, ho attaccato a santiare come il commissario Montalbano quando lo sveglia lo sbattere della persiana. Quelle che mi hai aiutato a raccogliere facendoti la doccia, mentre io sgrullavo i rami zuppi d'acqua nel tentativo di racimolare i frutti che non si erano spaccati per il temporale, visto che le ciliege rovinate erano destinate a inacidire in breve tempo e a me faceva imbestialire il pensiero di tutto quel bendidio che stava andando a donne di malaffare. Quelle che quel sant'uomo del tuo babbo ha con somma precisione disposto in una scatola foderata di felci per fare in modo che arrivassero sane e salve nonostante il viaggio nei carri bestiame delle Ferrovie dello Stato.
E disponendo di squisite ciliege mature che eran costate cotanta fatica e perdipiù sono bio con il pedigree (perché il babbo dell'amato bene lascia fare a madre natura, acqua inclusa: se piove bene, e sennò... si va di annaffiatura, ma non lo si dice), potevo esimermi io dal fare almeno un po' di marmellata? Beninteso, dopo aver messo da parte le migliori per portarle a mia sorella: so che ne va matta, e il sangue mica è acqua. Meno male anzi che non è succo di ciliege, sennò Erzsébet Báthory avrebbe trovato in mia sorella una temibile rivale. Ma sto divagando come al solito: ecco la ricetta, realizzata con i savi consigli della sempre indispensabile zia Lella.

Ingredienti:
circa 700 grammi di ciliege già denocciolate (e fatevi aiutare nell'operazione se volete evitare di essere colti da istinti omicidi dopo i primi dieci minuti)
150 grammi di zucchero
(Basta così?, mi chiederà qualcuno. Sì, basta così. Se volte speziarla un filino, vi suggerisco di metterci un paio di chiodi di garofano: non ho testato perché li avevo finiti, ma secondo me ci stanno bene)

Preparazione:
mettete le ciliege denocciolate con tanta fatica dentro una capace pentola antiaderente e ponete la stessa su fuoco vivace, mescolando di tanto in tanto con il cucchiaio di legno. Se le ciliege non sono particolarmente mature, aggiungete un paio di cucchiai d'acqua; altrimenti pazientate un paio di minuti e vedrete che i frutti hanno tutto il sughetto che serve alla bisogna.
(Per inciso: i puristi non inorridiscano vedendo che le ciliege in pentola sono di tutte le possibili sfumature di colore. Sono infatti di ben quattro tipi diversi. E io lo so che una marmellata comme il faut andrebbe fatta con frutti che siano dello stesso tipo. Ma non faccio razzismi nella vita, figurarsi in cucina).

Fate cuocere le ciliege per una ventina di minuti a fuoco vivace finché cominciano pian piano ad ammorbidirsi, rimestando di tanto in tanto con il cucchiaio di legno e impiegandolo per spezzettare i frutti che vi sembreranno più duri, in modo da facilitarne la cottura.
Quando il sugo delle ciliege comincia ad addensarsi (ve ne accorgerete perché la sua consistenza da acquosa si è fatta un po' sciropposa) è arrivato il momento di aggiungere lo zucchero: versatelo e mescolate molto bene con il cucchiaio di legno finché non si è sciolto tutto.
Continuate a cuocere a fuoco medio per una ventina abbondante di minuti, mescolando sempre per evitare bruciacchiature; a quel punto, la marmellata è pronta per la "prova piattino". Se la supera, ovvero se inclinando il piattino scivola con grande placidità e non si precipita verso il tavolo con uno scatto da centometrista (per inciso: quando fate la prova mettete sempre un pezzetto di carta da forno sotto il citato piattino, sarete grati per l'accorgimento nel momento in cui dovrete pulire la cucina), allora è pronta e potete spegnere il fuoco.
Lasciate riposare un quarto d'ora, quindi prendete un barattolo capace a sufficienza (io ho preso quello vuoto del miele da 500 grammi) e travasateci la marmellata con l'aiuto di un cucchiaio.
L'onore di apporre l'etichetta con tanto di data al barattolo è spettato al mio compagno di casa e di vita, visto che la sottoscritta per uso prolungato del pc oramai è incapace di scrivere a mano (lui per inciso usa il computer più di me, ma essendo un ingegnere dispone di doti che l'essere umano medio non ha, in certi casi per sua fortuna; tengo però a sottolineare che l'amato bene è un ingegnere atipico, pertanto si salva). Non credo però che la marmellata durerà a lungo: visto che è piuttosto buona - merito delle ciliege di campagna, che son tutt'altra cosa rispetto a quelle mestissime del supermarket - penso che ci accompagnerà per diversi gradevoli dessert serali.
Per inciso: non prendeteci in giro per tutti quegli "amore mio". Stiamo insieme da nemmeno due anni. Direi che ci è ancora permesso. O no?

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