lunedì 22 giugno 2009

Curry giapponese

Mi era rimasta voglia di questa pietanza da quel sabato in cui con l'amato bene e due amici siamo andati in quello che secondo me è tuttora il miglior ristorante giapponese della Grande Città. Mentre io mi son buttata con somma gioia sul consueto e amatissimo sushi, uno dei commensali ha optato per il curry, e gli è stato portato un piatto grosso più o meno come la carta geografica dell'Asia con riso coperto di salsa fumante e, tanto per gradire, una cotoletta sopra. E nonostante io adori il sushi, mi sono scoperta a guatare il piatto con lo stesso amoroso interesse che zio Paperone riserva alla Numero Uno. Pertanto mi sono ripromessa di provare a casa la ricetta. Il problema era però, per l'appunto, la ricetta.
In Giappone il curry non viene in genere mai fatto partendo da zero: in qualunque supermercato nipponico viene infatto venduto il preparato atto a farlo, che si presenta come un blocchettone in tutto simile a una tavoletta di cioccolato e viene proposto in decine di varianti diverse. Va da sé che nella Terra delle Montagne lo si trova con somma facilità, mentre persino nella Grande Città tocca o rivolgersi a drogherie particolarmente fornite (che se ce l'hanno te lo fanno pagare a peso d'oro) oppure cercare nei negozi etnici, dove però i prodotti del Sol Levante non sono così frequenti giacché la migrazione giapponese in Italia è in sostanza pari a zero.
Ma io sono testarda come le capre del mio Sannio, e non mi sono arresa. Mi son detta, ci sarà pure su Internet la ricetta per farlo in casa, no?
No.
Quantomeno non in italiano. O sono io che ho cercato male, o quel che si trova nella lingua di Dante tutto è tranne che curry giapponese. Le ricette che ho trovato propongono le più incredibili varianti, ma tutte di matrice fintocinese o fintoindiana, benché vengano definite nipponiche, oppure suggeriscono l'impiego del già citato blocchettone.
Come detto, io sono testarda. E visto che ho la fortuna di conoscere seppur male un paio di lingue, ho proseguito la ricerca finché la sempre utilissima Wikipedia english version mi ha svelato l'arcano: il curry giapponese si distingue da tutti gli altri perché prevede come base il roux. Che, per coloro che non sono addentro ai misteri della bonne cuisine, è in sostanza quel misto di burro e farina che viene comunemente impiegato per fare una comunissima besciamella. E che mostra assai bene come la cucina giapponese sia molto più aperta a influenze occidentali di quanto si creda.
Di seguito trovate il procedimento che ho seguito per fare la salsa al curry alla nipponica: va detto che la pietanza originale prevede in genere che detta salsa condisca un piatto di manzo stufato con cipolle che accompagna del riso in bianco, ma con questo caldo lo stufato era fuori discussione. Mi cimenterò ai primi freddi con la preparazione, ma intanto già questa versione basic, che peraltro si presta molto bene per chi è vegetariano, dà la sua bella soddisfazione.

Ingredienti:
25 grammi di burro
50 grammi di farina
un cucchiaino di brodo vegetale in polvere (se possibile bio: è molto più buono e non contiene glutammato), sciolto in due bicchieri d'acqua; se avete del buon brodo vegetale già pronto è ovviamente molto meglio, ma anche così può andare
due cucchiai di curry
una grossa patata tagliata a dadini
una carota tagliata a dadini
250 grammi di riso parboiled a chicco tondo

Preparazione:
mettete burro e farina in una padella antiaderente e capace a sufficienza per contenere poi carote e patate, accendete il fuoco a fiamma media e mescolate il burro man mano che fonde alla farina con un cucchiaio di legno: farete così il roux, che sarà pronto quando avrà assunto un color nocciola chiaro.
A quel punto aggiungete pian piano il brodo vegetale mescolando continuamente in modo da ottenere una crema liscia: versando il liquido pian piano eviterete la formazione di grumi, bestia nera di tutte le cuoche.
Una volta che la crema ha assorbito tutto il brodo aggiungete i due cucchiai di curry (e non temete che il risultato sia troppo piccante: farina e burro stemperano di molto il sapore delle spezie) e mescolate per bene con il fido cucchiaio di legno finché non si è incorporato tutto.
A questo punto versate nella salsa i dadini di carota e patata, aggiungete un mezzo bicchiere d'acqua dando una mescolata perché si scolga bene nella salsa, mettete sulla padella un coperchio di vetro e lasciate cuocere a fuoco bassissimo per una ventina di minuti.
Nel frattempo preparate del riso bianco mettendo in una pentola antiaderente il riso in una quantità d'acqua che sia pari a una volta e mezza il suo peso. Mettete sulla pentola un coperchio di vetro, fate alzare il bollore a fiamma alta, quindi abbassate la fiamma e fate cuocere sempre coperto per una decina di minuti (resistete alla tentazione di guardare come va la cottura sollevando il coperchio, perché - così dicono i miei amici che sanno di cucina - si rischia di rovinare il risultato): se tutto è andato bene, il riso avrà assorbito tutta l'acqua e si sarà cotto mantenendo sgranati i chicchi.
Mettete il riso su un bel piatto di portata, versateci su la salsa di curry che intanto avrà completato la cottura, e portate in tavola insieme a una bella scodella di macedonia. La quale vi servirà per dopo: giacché il curry giapponese ha la facoltà di riempiere lo stomaco come poche cose al mondo, i commensali ripieni vi guarderanno con gratitudine e passeranno direttamente alla frutta. Vi consiglio pertanto questa ricetta nel caso abbiate a cena amici e persone care noti per essere delle buone forchette: ve la caverete con poco più di mezz'ora, le pentole da lavare saranno giusto un paio e, vi assicuro, farete la vostra figura.

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