giovedì 4 giugno 2009

Tzatziki alla sannita

"Non mi è venuta bene."
"Zia, ma che vai dicendo..."
"Eh, non mi è venuta bene. Quella che mi avevi portato tu era diversa."
"E che c'entra? Guarda che è buonissima."
"Non è quella che mi avevi portato tu."
"Ti dovessi dire, secondo me è pure migliore."
"Devo capire dove ho sbagliato. Secondo me è lo yogurt che non era quello greco, ma con questo caldo proprio non avevo voglia di uscire a comprarlo. O forse ci dovevo mettere più cetrioli?"
"Ossignore..."

La colpa è mia. Tempo fa ho portato alla zia Lella un assaggio di tzatziki (una pessima imitazione, a dire il vero) che avevo preso alla pizzeria/kebab/tavola calda sotto l'ufficio. E dovevo saperlo che non sarebbe rimasta con le mani in mano.
La zia farebbe la gioia di uno studioso degli effetti del meltin' pot applicato alla gastronomia e non solo. Nonostante sia cresciuta in un paese che conta attualmente poco più di duemila anime e non ha mai superato gli ottomila nel momento del massimo boom (avvenuto quando lei era in fasce, e sgonfiatosi come un soufflé malriuscito subito dopo la guerra), ha un'istintiva curiosità nei confronti di quello che, pomposamente, si potrebbe definire "altro da sé". Legge, si informa, discute, domanda. E in cucina, niente la spaventa. Ricordo ancora la prima volta che ho portato a casa i falafel: mentre i miei guatavano quelle strane polpette con malcelato ribrezzo, lei le ha subito assaggiate, si è chiesta per quale motivo l'esterno fosse marrone e l'interno verdino ("Con cosa le hanno fatte? Con le fave, vero?") e si è ripromessa di provare a farle quanto prima. Ancora non è successo, ma sicuramente prima o poi mi verrà presentato un piatto di croccanti falafel zia Lella style.
Intanto, ha approntato la sua versione riveduta e corretta della salsina con cui in Grecia (e in Turchia e nel Mediterraneo con altri nomi) vengono accompagnate pietanze di carne e insalate. Giacché pur prendendo le mosse dalla ricetta classica ha apportato modifiche che denotano assai bene le sue radici, l'ho ribattezzata tzatziki alla sannita: e ribadisco che secondo me è pure meglio dell'originale.

Ingredienti:
tre cetrioli
mezzo vasetto di yogurt bianco
una manciatina di foglie di menta
una manciatona di foglie di basilico
una spruzzata di pepe

Preparazione:
sbucciate i cetrioli, tagliateli a fette e metteteli sotto sale per mezz'ora in uno scolapasta per eliminare l'acqua in eccesso. Quindi lavateli bene sotto acqua corrente, asciugateli e frullateli. Alla crema così ottenuta aggiungete mezzo vasetto di yogurt poco alla volta e in ultimo la menta e il basilico tritati e il pizzico di pepe. Mettete in frigo per un'oretta, poidiché la salsa è pronta per l'uso.
L'ho testata con pollo arrosto, carni bollite, pesce e insalate e posso testimoniare che si accompagna ottimamente a tutto. Grazie alla mancanza di olio e aglio è inoltre assai più leggera: si presta quindi ottimamente per condire le pietanze di chi sta a dieta, e garantisce bacetti post cena privi di alitate che stenderebbero al primo colpo qualunque tipo di insetto. E di partner.

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