lunedì 1 giugno 2009

Melanzane ripiene

Questo è un piatto di bontà sublime. Ovviamente non l'ho fatto io: l'artefice è la leggendaria zia Lella, e lo dico da subito per non appropriarmi di capolavori gastronomici altrui. Negli ultimi giorni io e l'amato bene siamo andati a trovarla a più riprese - i miei non c'erano causa intervento del mio babbo, conclusosi felicemente - e lei, nonostante le nostre proteste ("ah zì, ma un tocco de pizza no?"), ha sciorinato il meglio del suo repertorio ricettario.
Fra il meglio, c'è questo suo cavallo di battaglia: la ricetta è di famiglia, e denota l'influsso napoletano nel mio albero genealogico rocciosamente sannita. Dopo cena ho tampinato la zia per avere dettagli ("Nipote, lo sai che io cucino a occhio... Non c'è una volta che faccia le cose alle stesso modo... In che senso, quanto pane! Quanto ce ne vuole, no?") e quanto segue è il risultato. Seguite i suoi dettami: credetemi, ne vale davvero la pena, anche se ci vuole un po' di tempo davanti ai fornelli. E il mio amato concorda, visto che di melanzane se ne è spazzolate tre, e gli è spiaciuto non poter fare il bis.

Ingredienti (per tre persone):
sei melanzane belle cicciotte e polpute, ma non enormi ("quelle troppo grosse non valgono niente, sono tutt'acqua e piene di semi!")
un uovo
mollica quanto basta (ovvero, un paio di fette di pane che sia vecchio di qualche giorno ma non secco)
150 grammi di mozzarella o scamorza (la zia sottolinea che comunque va bene qualsiasi tipo di formaggio, purché non molle: caciocavallo o pecorino semistagionato, fontina e così via)
qualche foglia di basilico

Preparazione:
lavate le melanzane, togliete il picciolo e con l'apposito scavino (potete anche farlo con molta attenzione impiegando il coltello, ma la fatica è improba) togliete la polpa facendo molta attenzione a lasciare l'involucro intatto. Quindi mettete sia i gusci di melanzana che la polpa in una ciotola colma di acqua e sale per una mezz'ora in modo da far uscire l'amaro (vi accorgerete che ciò è accaduto quando l'acqua sarà diventata nerastra).
Prendete la polpa, tagliuzzatela e fatela soffriggere in padella con uno spicchio d'aglio, un cucchiaio d'olio e un po' d'acqua. Quando inizia a sfaldarsi, riducetela in crema con il fido frullatore a immersione (ancora non lo avete comprato? Masochisti...) e aggiungete l'uovo, il parmigiano, la mollica di pane bagnata in un po' di latte e ben strizzata e le foglie di basilico tagliuzzate. Con tutto ciò farcite le melanzane, completando il tutto con un pezzo di mozzarella o scamorza infilato con destrezza al centro.
Scaldate un po' d'olio in una padella antiaderente di grandezza adeguata e fate soffriggere le melanzane ripiene per una decina di minuti, avendo cura di girarle spesso per cuocere tutti i lati, fino a che non diventano morbide.
In una pentola fate un bel sughetto con salsa di pomodoro, un cucchiaio d'olio e qualche foglia di basilico (non occorre soffritto), e quando bolle tuffateci le melanzane e fatele cuocere ancora per un quarto d'ora. A quel punto sono pronte, e non resta che portarle in tavola. Se poi con l'afa che fa non vi sorride l'idea di mangiarle calde, fatele raffreddare una mezz'ora: sono buonissime anche così. E se vi avanzano, cosa invero improbabile, sappiate che il giorno dopo sono ancora più buone.

2 commenti:

  1. umilmente, propongo delle piccole variazioni (anche qui, dovute alla tradizione):
    - il ripieno può essere arricchito con qualche tocchetto/fettina sfilacciata di mortadella o un po' di salsiccia (meglio se fresca e sbriciolata) e soprattutto (io ne vado pazzo) un po' di uvetta (poca, un paio di acini per melanzana, non di più)
    - invece di farle cuocere in pentola, provate ad infornarle, sempre con un po' di sughetto sopra...
    provare per credere...

    RispondiElimina
  2. Grazie Cionzo, le varianti sono sempre assai gradite! Anche la zia Lella (sì, sempre lei) mette la mortadella o la salsiccia nel ripieno, ma la impiega quando fa le melanzane "a barchetta", ovvero con l'involucro tagliato a metà, ben farcito e cotto in forno. Mai usata l'uvetta per le melanzane (da noi è prevista solamente in certi piatti quali il baccalà "arracanato" e i "maccarùne c' 'a meglìche" - non hai bisogno di traduzione, vero? :D), ma mi riprometto di testare quanto prima, magari proprio nel weekend: sono persuasa che LP apprezzerà.

    RispondiElimina

Paperblog